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Butterfly
Presentato alla Settimana della Critica della 61a Mostra del Cinema di Venezia, "Butterfly" segna il ritorno in Laguna della regista di Hong Kong Yan Yan Muk, dopo il buon esordio ottenuto nel 2001 con il thriller "Ge Ge". La conoscenza di una giovane ragazza smuove il solito tram tram di Flavia, una trentenne maestra di scuola. Rimanendo attratta dalla giovane da poco conosciuta e nonostante qualche pudica reticenza Flavia non può fare a meno che intraprendere un' omosessuale relazione sentimentale, tradendo anche un marito da poco reso papà. Riaffiorano così nella mente dell'adultera i ricordi di un'importante, tormentata, storia d'amore vissuta ai tempi del liceo con Jin, una sua ex compagna di scuola. Erano i tempi delle proteste studentesche e di Piazza Tienanmen, e l'amore omosessuale non riusciva a farsi accettare nella tradizionalista cultura cinese comunque in evoluzione. Poco è cambiato in quindici anni e accettarsi e farsi accettare per quel che si è rimane difficile per Flavia che si troverà, però, finalmente costretta a prendere una decisione sulla propria, reale, identità da troppo tempo soffocata da ingenui sensi di colpa.
Visivamente affascinate, "Butterfly" rimane purtroppo vittima di un esile soggetto che annega nelle 2 ore di pellicola, e di un montaggio troppo spesso depistante. I due piani narrativi scelti, la relazione liceale di Flavia e il suo presente, si sovrappongono confusamente senza riuscire a creare quell'interrelazione a filo doppio che avrebbe dovuto dare un senso al tutto. E così la riscoperta del passato non giustifica il presente così come l'amore di oggi non libera i rimorsi di un tempo.
Troppi elementi inutili vengono proposti, e si finisce per sprecare irreversibilmente quelle buone intuizioni come la scelta del super8 per le scene d'intimità tra le due ragazze o la colonna sonora composta da classici rock statunitensi. Espedienti molto adatti a dare quel senso di ribellione alla "diversa" scelta sessuale intrapresa, che molto più avrebbero reso in un contesto maggiormente concentrato.
Una situazione questa che non trovando soluzione, finisce per portare lo spettatore su quella strada chiamata noia che sempre si cerca di evitare entrando in un cinema.
Andrea D'Addio
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