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Bridget Jones's Baby

La recensione del film a cura della Redazione di FilmUP.com

di Sara D'Agostino14 settembre 2016Voto: 7.5
 

  • Foto dal film Bridget Jones's Baby
  • Foto dal film Bridget Jones's Baby
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“Bridget Jones's baby”, il tanto atteso terzo capitolo del franchise di Bridget Jones, a poco più di dieci anni dall'uscita di “Che pasticcio, Bridget Jones!, a sua volta sequel del fortunato “Il diario di Bridget Jones” del 2001, vede ancora una volta protagonisti gli attori premi Oscar Renée Zellweger (Chicago; Ritorno a Cold Mountain) e Colin Firth (Il Discorso del Re; Kingsman: The Secret Service). Al loro fianco, accanto ai volti già noti di Jim Broadbent e Gemma Jones, le new entries di Patrick Dempsey, il compianto dottor Derek Shepherd del celebre medical drama Grey's Anatomy, ed il premio Oscar Emma Thompson (Saving Mr. Banks; la serie Tata Matilda).

Ritroviamo la nostra maldestra eroina proprio dove l'avevamo lasciata ma in una situazione che mai ci saremmo aspettati: Bridget (Zellweger), ormai quarantenne, è, infatti, ahimè ancora single e apprendiamo nelle prime sequenze del film che il sogno d'amore con Mark Darcy (Firth) si è interrotto bruscamente e nel peggiore dei modi, i due si sono lasciati e lui ha sposato un'altra donna.
Bridget cerca dunque di colmare il vuoto del suo essere single per forza buttandosi a capofitto nel lavoro e concentrandosi di più su se stessa. Proprio quando crede di aver faticosamente raggiunto un equilibrio fa irruzione nella sua vita un evento del tutto inatteso, ovvero la scoperta di essere in dolce attesa.
Ma non è tutto! Bridget non sa proprio chi possa essere il padre del bambino che aspetta poiché, nonostante si fosse ormai rassegnata a rimanere sola, trascorre inaspettatamente e quasi involontariamente due splendide notti d'amore con un affascinante americano (Dempsey) prima e la sua “vecchia” fiamma poi.
Bridget gestisce la complicata situazione con la solita buffa goffaggine cui ci ha abituato nelle precedenti pellicole e che provoca moltissimi momenti di grande comicità: i duetti fra Firth e Zellweger sono infatti spassosissimi così come quelli fra i due “aspiranti” padri che duellano fra loro per contendersi le attenzioni e l'amore di Bridget.

Dunque, nonostante siano passati ben quindici anni da quando Bridget ha cominciato a scrivere le pagine del suo diario, ritroviamo in quest'ultimo capitolo tutti gli elementi che ci avevano fatto amare la storia di uno dei personaggi femminili più apprezzati del grande schermo.
Il motivo fondamentale è senz'altro il fatto che dietro la macchina da presa sia tornata proprio colei che aveva curato la regia de “Il diario di Bridget Jones”, ovvero Sharon Maguire. L'apporto della Maguire, così come quello di tutto il cast, ha di sicuro contribuito a ricreare le sensazioni, i toni, l'umorismo, le risate, le lacrime ed il romanticismo che hanno decretato lo straordinario successo del primo film e che hanno fatto sì che moltissime donne si siano identificate con la più improbabile eroina di tutti i tempi.
Nonostante, infatti, Bridget sia cresciuta e si trovi ad affrontare, oltre ai soliti problemi di cuore, quello ben più importante e difficoltoso della nascita di un bebè, è ancora e sempre una donna in balia delle contraddizioni: da un lato è una donna in carriera, indipendente e sicura di sé, e dall'altro è un’eterna romantica, continuamente alla ricerca dell'uomo giusto e terrorizzata dall'idea di rimanere sola.
È quindi innegabile che quest'ultima pellicola rappresenti il miglior modo di concludere l'amato franchise della buffa e maldestra Bridget Jones.


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