Bed Time
Quanto alla solitudine, al silenzio e all’oscurità possiamo dire soltanto che sono veramente le situazioni alle quali è legata l’angoscia infantile di cui la maggior parte degli esseri umani non riesce a liberarsi mai completamente.
S. Freud
Si dice che il diavolo si nasconda nei dettagli. Spesso la fitta trama del male si insidia in quello che le persone definiscono familiare. Se a questo si aggiunge il terrore di quanto può accadere durante la notte, allora si arriva ad un’inquietudine paralizzante che attanaglia ognuno, contro la quale ogni giorno tutti provano a combattere. Molte volte, però, il desiderio di sconfiggere le paure più recondite non si riflette in una pronta azione coraggiosa, perché invano si tenta di scovare il tarlo nel tessuto di apparente serenità. Il labirinto ambiguo dell’angoscia attende in silenzio le proprie vittime, tessendo pazientemente una tela intrigante e inquietante, che invita fiduciosa per colpire nel momento opportuno, quando ormai si è preferito chiudere gli occhi e la vista si è offuscata persino all’evidenza. Jaume Balaguerò, acclamato da pubblico e critica come uno dei maestri dell’horror movie, torna alla regia con Bed Time, ispirato all’omonimo romanzo di Alberto Marini, disponibile in libreria dal 27 luglio, in occasione dell’uscita del film nelle sale italiane. Aderendo ad uno stile classico, il regista spagnolo dà corpo ad un’atmosfera claustrofobica dove le apparenze non tardano a rivelare una sottile piega inquinata. L’universo che si apre agli occhi dello spettatore tende a chiudersi su se stesso, forte di una regia attenta ai particolari, dove niente è lasciato al caso. La fotografia buia e tenebrosa accentua la perversione che si annida negli atti calibrati del protagonista. La tensione è percepibile al di là della finzione e si arriva ad assaporare tutta l’adrenalina che pervade il corpo dell’uomo, i muscoli perennemente in tensione. Caesar, un uomo qualunque, un portiere annoiato, costantemente solo. L’unica compagnia è il cigolio delle porte che apre diligentemente agli inquilini dell’edificio, il rumore metallico della griglia dell’ascensore che si chiude, i passi di persone che lo sfiorano ogni giorno. Caesar non conosce la felicità. Quello che lo spinge a resistere nel noioso incedere esistenziale è la possibilità di rendere la vita degli altri insostenibile, cancellando definitivamente il sorriso dai loro volti. In particolare, dopo un’attenta e accurata analisi, le sue scelte ricadono sulla positività luminosa di Clara, una giovane donna inconsapevole del mostro che dimora dietro il grembiule ceruleo da portiere. Caesar ordisce il proprio piano con minuzia meticolosa, fino a spingersi oltre ogni limite. Abbandonato lo stile narrativo che aveva caratterizzato opere precedenti come la saga di REC, Balaguerò torna agli schemi di genere, abbracciando in particolare gli elementi del thriller per un risultato degno di nota. In un panorama teso sempre più ad un livellamento che penalizza la qualità di molti prodotti, distinti da un impegno tecnico che spesso non si concilia alle aspettative suscitate da un cast di richiamo, Bed Time risulta una delle opere meglio riuscite. Senza fare leva su effetti spettacolari, la suspense si costruisce spontaneamente su uno script raffinato quanto plausibile, in un gioco di specchi che coinvolge l’osservatore, vittima inerme duplicata dai surrogati sullo schermo, e l’agente aguzzino, con cui si arriva persino a tremare condividendo il terrore di venir scoperto. La malvagità del sociopatico si fa tangibile nel momento in cui compromette le piccole e insignificanti cose dell’ambiente circostante, fino a corroderne l’essenza. Presentato al Tornino Film Festival e in anteprima romana il 20 giugno, Bed time si propone come una favola ripensata per un pubblico adulto, dove non si può sconfiggere quanto si cela nell’ombra e si sente tutto il peso di un’impotenza cui l’abbandono risulta inevitabile.
La frase:
"Abbiamo bisogno di un minuto per essere felici. Dobbiamo solo trovarlo".
a cura di Marta Gasparroni
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