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Baciami ancora
Anche quando tutto potrebbe andare bene, c’è sempre qualcosa che ti tormenta, riconducibile alla vita che non hai vissuto o ai sensi di colpa di cui non sei riuscito a liberarti.
Da qui potremmo partire per introdurre la pellicola con cui, dopo la trasferta americana rappresentata da "La ricerca della felicità" (2009) e "Sette anime" (2008), il regista Gabriele Muccino torna a lavorare in suolo tricolore, fornendo un sequel al suo "L’ultimo bacio" (2001) ma privandolo della protagonista originale Giovanna Mezzogiorno, sostituita da Vittoria Puccini.
E’ quindi la Elisa di Rivombrosa del piccolo schermo, ora impegnata ad accudire la figlia e a portare avanti una relazione con un attore piuttosto sfigato interpretato da Adriano Giannini, a fare da ex moglie a Stefano Accorsi, il quale, ormai lontano dalle scappatelle con la lolita Martina Stella e legato a Francesca Valtorta, si trova a fare i conti con la confusione che per troppo tempo ha caratterizzato la sua esistenza, consapevole del fatto che gli errori sono una conseguenza della mancanza di cura delle cose più semplici.
Tutti intorno, gli amici di sempre, da Pierfrancesco Favino, frustrato per l’incapacità di dare un figlio alla compagna Daniela Piazza, a Marco Cocci, ancora deciso a fuggire dall’Italia; passando per un Giorgio Pasotti che, dopo dieci anni di assenza trascorsi tra vagabondaggio e carcere, torna deciso a conoscere il bambino che ebbe da Sabrina Impacciatore, della quale, nel frattempo, si è innamorato l’autodistruttivo Claudio Santamaria.
Un ottimo cast che l’autore di "Ricordati di me" (2003), senza dimenticare di omaggiare l’amico d’oltreoceano Will Smith attraverso alcune sequenze di "Io sono leggenda" (2007) visibili all’interno di una tv accesa, immerge nel consueto connubio di veloce montaggio e macchina da presa spesso in movimento, perfettamente in linea con l’isterismo sprigionato dalle storie raccontate, tra tradimenti, depressione e dura ricerca della felicità.
Una formula che, non priva di parentesi ironiche, a quasi un decennio dal capostipite continua a funzionare decisamente alla grande, tanto da rendere il non breve insieme (siamo sulle due ore e venti circa) coinvolgente, scorrevole ed emozionante, ma anche da convincerci ancora una volta che il buon Gabriele sia uno dei nostri migliori talenti cinematografici d’inizio XXI secolo. Un talento capace di raccogliere schemi e tradizioni della Grande Commedia all’italiana aggiornandoli tramite il ricorso a un moderno romanticismo, qui al servizio di un vero e proprio inno alla forza di andare avanti e all’importanza di essere amati che, scandito dalle mai disprezzabili musiche dell’immancabile Paolo Buonvino, chiude sulle note della bellissima "Baciami ancora" di Jovanotti.
Ricordandoci che non sempre la vita ci dà le cose come noi le vogliamo, ma anche che l’importante è che ce le dia.
La frase: "E’ nella mancanza di cura delle cose più semplici che facciamo gli errori più grandi".
Francesco Lomuscio
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