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Zombieland - Doppio colpoLa recensione del film a cura della Redazione di FilmUP.com di Francesco Lomuscio06 novembre 2019Voto: 6.5
Quale seguace irriducibile del cinema dei morti viventi non conosce “Benvenuti a Zombieland”, che, approdato in Italia soltanto nel mercato dell’home video, segnò nel 2009 il debutto nella regia di un lungometraggio di finzione per l’americano Ruben Fleischer, poi dedicatosi, tra l’altro, a “Gangster squad” e al cinecomic “Venom”?
A dieci anni di distanza, senza perdere tempo ne ritroviamo immediatamente in scena i due protagonisti Jesse Eisenberg e Woody Harrelson rispettivamente nei panni del giovane Columbus e dello sbruffone cowboy del terzo millennio Tallahassee, ancora vaganti su un pianeta Terra devastato da un virus che ne ha trasformati gli abitanti in cadaveri camminanti affamati di carne umana e nuovamente affiancati dalle poco affidabili sorelle Wichita e Little Rock, ovvero Emma Stone e Abigail Breslin. Cadaveri che, tra i maggiormente stupidi denominati Homer e i silenziosi e letali detti Ninja, adesso includono anche forme decisamente più evolute e, di conseguenza, pericolose come i T-800 (ogni riferimento a “Terminator” non è puramente casuale), non poco difficili da uccidere; mentre il quartetto, tra l’altro, si stabilisce all’interno della Casa Bianca, ormai abbandonata a se stessa. Cadaveri che, comunque, fanno in realtà soltanto da contorno horror all’avventura post-apocalittica on the road intrapresa dal poker di ammazza-zombi, ai quali si aggiungono presto sia la piuttosto stupidella Madison alias Zoey Deutch che la Nevada dal volto di Rosario Dawson. Infatti, sebbene non risultino affatto assenti né spruzzate di splatter, né attacchi in massa da parte di scattanti infetti che non mancano neanche di finire schiacciati da un imponente monster truck, il respiro generale della quasi ora e quaranta di visione è molto vicino a quello della commedia anche di più rispetto al già ironico primo capitolo, che apparve comunque distaccato sia dall’aria di parodia in stile “Il ritorno dei morti viventi 2”, sia dal british humour de “L’alba dei morti viventi”, sia dal gore da ridere dei primi lavori di Sam Raimi e Peter Jackson. E, man mano che al comparto comico contribuisce anche l’arrivo dei Flagstaff e Albuquerque interpretati da Thomas Middleditch e Luke Wilson, sono una fugace parentesi ambientata a Pisa e una frecciatina al fumetto “The walking dead” a rappresentare alcuni degli inviti a (sor)ridere nel corso di un’operazione che, a suo modo, non dimentica neppure un chiaro sottotesto socio-politico introducendo una grottesca comunità pacifista proto-hippy con cui difficilmente può andare d’accordo l’irascibile Tallahassee, evidente incarnazione dell’America sostenitrice delle armi. Operazione che, nel ribadire che la casa non è un luogo, ma le persone con cui vivi, fa della sceneggiatura l’esile pretesto per potersi costruire a scenette con tanto di taglio giovanile testimoniato, oltretutto, dalle didascalie in sovrimpressione riportanti le regole per la sopravvivenza. Senza annoiare e scandita, anzi, da un veloce ritmo, fino ai titoli di coda accompagnati dalla “Burning love” di Elvis Presley riletta dallo stesso Harrelson e durante e dopo i quali vi attendono esilaranti sorprese. La frase dal film:
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