Yella
Yella è un nome di origine olandese usato però anche in Germania. Certo in Italia si tratta di un nome che non può essere considerato di buon augurio. Nel caso di questo film tedesco presentato al 57° Festival del cinema di Berlino si potrebbe addirittura dire "nomen est omen", cioè il destino è nel nome. In effetti "Yella" fin dall'inizio della pellicola che porta il suo nome non brilla per buona sorte; l'azienda del suo compagno non è andata bene, come pure il rapporto con lui. Però questi non se ne dà per inteso e continua a perseguitarla.
La ragazza trova lavoro fuori città e il suo ex propone di accompagnarla alla stazione in un ultimo disperato tentativo per riconquistarla... e invece ne approfitta per lanciarsi da un ponte con la macchina in cui i due si trovano. Yella scampa miracolosamente da questo incidente ma è solo l'inizio di un viaggio allucinante che la porterà a nuove disavventure, delusioni e incertezze.

"Yella" è un prodotto molto strano, che mescola dramma, commedia e persino elementi di thriller. Ci sono panorami cittadini e scorci rurali fusi senza soluzione di continuità, uniti soltanto dallo sguardo affascinante di Nina Hoss, l'attrice protagonista. Tale diversità non è però frutto di eclettismo, ma solo di una grande confusione. Le situazioni più serie non sono mai davvero drammatiche per vie di deviazioni surreali che presto precipitano nel grottesco.
Del resto gli spunti ironici nella maggior parte dei casi semplicemente non funzionano o restano degli elementi isolato che stridono nel complesso. Se poi si pensa che il regista ha pescato a piene mani da indizi e dalla conclusione di un famoso film statunitense della fine degli anni '90, si capisce bene che non resta davvero molto. Quello che rimane è una storia che vorrebbe fondarsi su personaggi, su scorci di vita e sulle assurdità dei rapporti finanziari tra società e individui (Yella è una contabile). Una cosa sono però le intenzioni, un'altra i risultati. Per tali ragioni ci troviamo di fronte a una piccola fantasmagoria senza capo né coda in cui vengono inanellati episodi che si suppone siano ironici, misteriosi o dolorosi ma si capisce subito che puntano tutti ad un finale "a sorpresa" ampiamente intuibile dopo i primi dieci minuti.

La frase: "...e poi fai la posa dello stupido avvocato alla Grisham..."

Mauro Corso

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