Water Horse: la leggenda degli abissi
Favola gradevole e rilassante, ma narrata con fare ambizioso e austero. "The Water Horse", l'ultimo film di Jai Russell (regista di "Squadra 49" e "Il mio cane Skip") porta sul grande schermo il racconto scritto da Dick King-Smith, autore tra le altre di "Babe, maialino coraggioso”.
L'impronta favolistica che aveva caratterizzato anche la pellicola sulle gesta del maialino è palese fin dalle prime battute del film, che poi va ad assumere connotazioni registiche riconducibili ad echi "spielberghiani".

La struttura a "flashback" della trama racconta la "vera" storia di Crusoe, il mostro di Lockness: creatura ritrovata negli anni '40 da Angus MacMarrow, un bambino problematico, e portata in salvo dalle intenzioni omicide dell'esercito inglese...

Girato con mestiere, ma senza guizzi artistici, il film di Jai Russell scivola via con una storia che non intende sorprendere lo spettatore, mostrando il fianco ad una sceneggiatura troppo fragile. Il film infatti finisce per risultare tedioso e prolisso a causa di una costruzione narrativa trasportata da personaggi troppo stereotipati: quali possono essere una madre che non crede al proprio figlio, un militare col passato da eroe, dei soldati ottusi e spadroneggianti, o una sorella invadente.
E se l’effetto involontario di “Deja-vu” colpisce fin dalle prime scene il pubblico in sala, nella prosecuzione della trama la sensazione non diminuisce, nemmeno quando il mostro si mostra in tutta la sua grandezza marina.
Un'altra nota stonata, però, la suona proprio l’aspetto tecnico. Il drago marino “Crusoe”, realizzato (nemmeno a dirlo) con l’ausilio della computer grafica, non convince: né al di fuori del lago, né nelle profondità marine, e neppure quando interagisce con gli attori.
Un risultato negativo che si smorza solo nel finale, quando la frenesia della situazione tende a coprire i difetti.
Recitazione di mestiere, infine, per quello che la trama consente, e protagonisti che si attengono al copione con fare meccanico. Il talento del cast si nota (brava Emily Watson), ma pare limitarsi al puro intrattenimento.

Per spezzare una lancia a favore di “The Water Horse” va detto per inciso che il film è indirizzato ad un pubblico di famiglie e di giovanissimi, che potranno apprezzare, liberi da puntigliosi sguardi critici, la natura evocativa della trama.
Ma per tutti gli altri, probabilmente, la forza dei sogni non sarà altrettanto potente.

La frase: "...Tu sei orribile!".

Diego Altobelli

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