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Waking Life
Accompagnato da Ethan Hawke - molto gradito dal pubblico femminile - e dal regista Richard Linklater (noto al pubblico per il suo Prima dell'alba) Waking Life approda a Venezia dopo la felice prima, all'inizio del 2001, al Sundance Film Festival, con lusinghiero successo di critica e favore del pubblico. Il film racconta la strana storia di Wiley Wiggings un ragazzo in viaggio a Austin in Texas, al quale, dopo un incidente stradale, pare di vivere un lungo interminabile sogno, denso di incontri apparentemente occasionali con vari interlocutori (tra cui alcuni "nomi" dell'"intelligentia statunitense") con i quali intreccia dialoghi filosofeggianti, ma mai banali, ricchi di citazioni colte, ma senza prendersi eccessivamente sul serio, su temi chiave come il rapporto sogno/realtà, la vita e la vita oltre la morte, fede e razionalità e anche dotte considerazioni sul cinema, con rimandi al leggendario critico francese Andrè Bazin. Alla fine, il protagonista rimane con un dubbio affascinante che lasciamo scoprire allo spettatore interessato.
Girato in "rotoscoping animation" una tecnica che mescola computer graphics e lavoro artigianale di abili disegnatori, il film si presenta come una risposta originale e in controtendenza alla nuova frontiera dell'animazione digitale (alla Final Fantasy per intenderci). Qui gli attori (tra gli altri il già citato Ethan Hawke e July Delpy) e lo spazio sono ripresi con camera digitale e in seguito "ricalcati" sulla pellicola con un procedimento simile a quello usato per la Biancaneve disneyana e che ricorda alcuni videoclip che illustravano le canzoni degli A-ha, band di successo di fine anni ottanta.
Opera di non facile lettura, Waking Life andrà rivisto con maggiore attenzione per non cadere, forse frettolosamente, nella tentazione convinta di non pochi spettatori (dopo la proiezione in Sala Grande) e critici (in testa quello del Gazzettino) che l'hanno trovato presuntuoso, saccente e pretenzioso nel suo interrogarsi sui massimi sistemi, finendo per lo più per infastidire chi si è sentito proporre una lezione di vita non richiesta. Il film andrà rivisto dicevamo, come del resto proponeva sulle pagine del Corriere della Sera Tullio Kezich, per capire se, al contrario, Linklater, affidandosi a una solidissima sceneggiatura, non firmi un contributo non banale al cinema che invita a riflettere e a guardarci dentro con maggiore attenzione.
Paolo Aceto
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