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Vamperifica











E’ lo stesso Martin Yurkovic autore del soggetto a concedere anima e corpo a Carmen, ingenuo ma appassionato studente del college destinato a scoprire che l’anima di un grande vampiro risiede dentro di lui.
Continuamente costretto a dover scegliere tra i suoi amici e quello che sarà il suo futuro, è lui il protagonista del secondo lungometraggio cinematografico diretto da Bruce Ornstein, autore della commedia "Jack and his friends" (1992), nonché attore dai tempi de "La febbre del sabato sera" (1977) e regista di oltre ottanta opere teatrali.
Non a caso, considerando la notevole importanza conferita alla prova del cast, comprendente, tra gli altri, la Dreama Walker di "Gran Torino" (2008) e la televisiva Bonnie Swencionis, si avverte non poco la provenienza del cineasta dall’universo del palcoscenico; nel corso di oltre un’ora e mezza di visione che, pur guardando al serial "Buffy, l’ammazzavampiri", presenta un look generale tutt’altro che distante da quello che caratterizzò tante efficaci produzioni americane underground sui succhiasangue concepite nei gloriosi anni Ottanta, autentica miniera dei mostri e dello splatter su celluloide.
Perché, sebbene la pellicola in questione faccia dell’ironia uno dei suoi ingredienti più (e meglio) sfruttati, non sono certo assenti spargimenti di liquido rosso a suon di decapitazioni e cuori strappati a mani nude, mentre la fotografia di Dan Stoloff e le scenografie di Elizabeh J. Jones, appunto, provvedono a far emergere la stessa atmosfera che si respirava ai tempi del sottovalutato "Vamp" (1986) di Richard Wenk o dei cult-movie firmati da Frank Henenlotter ("Brain damage - La maledizione di Elmer" su tutti).
E, senza dimenticare indispensabili scontri corpo a corpo, abbiamo perfino un momento cantato che assume quasi le fattezze di un omaggio (probabilmente lo è) a "The rocky horror picture show" (1975) di Jim Sharman; al servizio di una decisamente folle horror comedy sulla crisi d’identità che, divertente, godibile e, soprattutto, ben girata, riporta in scena i vampiri metropolitani brutti sporchi e cattivi nell’epoca in cui lo spettatore è stato cinematograficamente educato male tramite quelli belli e noiosi della saga "Twilight".

La frase:
- "Tu saresti un vampiro"
- "Un che?"
- "Un vampiro".

a cura di Francesco Lomuscio

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