Vai e vivrai
Taluni sostengono che il nome Africa derivi dal termine arabo "afer", polvere. Lo chiamiamo continente nero, ma lo immaginiamo da sempre marrone. Polvere ovvero terra, tanta. E a ruota povertà, migrazioni interne, lotte fratricide che seppur di facciata abbiano la scusa "etnica" e "religiosa" nascono sempre e solo per accaparrarsi un pezzo di pane.

Nel 1984 centinaia di migliaia di africani, costretti dalla carestia, abbandonano i rispettivi paesi natali per il Sudan. Grazie all'iniziativa dello stato d'Israele e degli Stati Uniti (la cosiddetta operazione Mosè), moltissimi ebrei etiopi furono portati in Israele, salvandosi quindi da una vita fatta essenzialmente di stenti e sofferenze. Tra i tanti giudei dalla pelle scura "giustamente" da "riportare alla base", può capitare che si infiltri qualche disperato, intento solo a fuggire dall'Africa. E' il caso di un bambino cristiano che, arrivato nella sua nuova patria, verrà chiamato Schlomo. Lasciata la madre in Sudan, sarà adottato (con la convinzione che sia un ebreo) da una famiglia israeliana. Crescerà (ne seguiamo le gesta fino ai giorni nostri) nascondendo a tutti il suo segreto, roso da dubbi e rimorsi. Attorno a lui un paese in evoluzione che conoscerà (ancora) la guerra, il razzismo (verso gli ebrei neri), i tentativi vani di pace e quelli riusciti di democrazia…

"Vai, vivi e diventa". Lo dice la mamma a Schlomo, ed è quello che lui esegue. Nel film questa frase corrisponde ai tre periodi della vita del protagonista che ci vengono mostrati: l'approccio con la nuova realtà caratterizzato dalla diffidenza sia di chi riceve sia di chi arriva, la maturazione e l'ambientazione col nuovo mondo ed infine la presa di coscienza sulla propria identità che chiude il cerchio.
"Vai e vivrai" di Radu Mihaileanu (Train de vie) è un racconto imponente sia per durata (due ore e 20) che per complessità e quantità di tematiche (sociali e storiche) affrontate. Seppur il tono sia sempre serioso, non si tratta di film-mattone, anzi... Si sente, si legge e si vede spesso del medio oriente, ma sempre a proposito del conflitto israeliano-palestinese. Una situazione tanto importante da oscurare qualsiasi altra storia interna legata alla costruzione di una nazione, di un popolo. Ma il dramma di Schlomo può comunque essere decontestualizzato dal restante. La sua è una storia di un uomo alla ricerca della propria identità, una persona che non vuol rinnegare le sue origini perché sa che il suo futuro, le sue ramificazioni, dipendono dalle radici. La mamma, la madre Africa: terra da toccare con i piedi scalzi così come si fa quando si gira nella propria abitazione. Perché si può vagare alla ricerca di un po' d'acqua, ma una volta trovata finisce sempre che ci si vada a dissetare in casa…

La frase: "Non puoi arrivare senza fretta come il Messia?"

Andrea D'Addio

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