Up
Un sogno accomuna due bambini, Carl ed Ellie: diventare esploratori e raggiungere il Sud America e le cascate del Paradiso. I due bambini crescono e si sposano, vivono in una casetta linda, ordinata e piena di amore, mentre lui, per vivere, vende palloncini. Finché l’adorata Ellie muore, lasciando Carl da solo con sogni in comune mai realizzati. Ora, settantottenne, decide di onorare la memoria della moglie e fare qualcosa anche per se stesso, fuggendo da un mondo che non capisce più e che circonda la sua casa con ruspe e demolizioni. Decide di partire e raggiungere le cascate del Paradiso: la sua fuga è di quelle che non si scordano, migliaia di palloncini colorati sollevano la casetta, su, in alto, verso le nuvole e i sogni. Carl Fredricksen non ha previsto di avere un ospite nel suo viaggio, Russell, un ragazzino boy scout, tanto petulante nel suo entusiasmo e grassoccio, quanto simpatico e goffo. I due si troveranno uniti in un’avventura che li porterà in territori affascinanti e inesplorati, alle prese con un esploratore incattivito, un uccello di specie mai conosciuta e un buffo cane che parla attraverso un collare.

Pixar dei sogni, come sempre. Che sa incantare grandi e piccini, che usa la tecnologia più avanzata per raccontare storie, che divertono, commuovono e fanno volare alta la fantasia. Diretto da Pete Docter, già regista di Monsters & Co., con la collaborazione di Bob Peterson, prodotto da Jonas Rivera e John Lasseter, Up è un condensato di emozioni che offre molteplici letture. Un dentro e un fuori. Un prima e un poi.
C’è l’avventura, ci sono le peripezie rocambolesche di questa strana coppia, Carl e Russell, i pericoli e le insidie, ci sono valori come l’amicizia, la solidarietà, la comprensione reciproca, l’apertura al nuovo che fa restare vivi e giovani, l’entusiasmo per ciò che la vita può offrire, anche quando pare non ci sia più nulla in cui credere. Ma c’è anche una riflessione commovente e profonda sulla vecchiaia e sul valore dei sogni e dei ricordi, spesso richiamati da un oggetto, dal ripetersi di gesti condivisi da anni di vita in comune, c’è un lutto e la sua elaborazione dolorosa. Temi inconsueti per un film d’animazione, che ha il dono magico della leggerezza e della delicatezza, che può unire più generazioni - come ha dichiarato John Lasseter alla presentazione al Festival di Cannes, dove ha inaugurato la kermesse, nel sogno di vedere “nonni, figli e nipoti insieme al cinema, con gli occhialini per il 3D, a vedere Up”. Sono tanti i riferimenti cinefili, che in Up non sono mai posticci ma costituiscono il bagaglio dei ricordi per volare verso il nuovo, come fa Carl con Russell. Il palloncino rosso di Albert Lamorisse, Palma d’oro nel 1956; i tratti del protagonista, che sono un misto di James Whitmore, Spencer Tracy e Walter Matthau; il volto dell’esploratore cattivo, tra Howard Hughes, Kirk Douglas con tanto di baffetti alla Errol Flynn.
Up, definito il Gran Torino dell’animazione, è un piccolo miracolo cinematografico, che dà una gioia profonda.

La frase: "Dug (il cane): Mi chiamo Dug. Vi ho incontrati e vi amo già.".

Donata Ferrario

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