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Un Natale stupefacente











Superati gli esperimenti ad episodi di “Colpi di fulmine” (2012) e “Colpi di fortuna” (2013), il cinepanettone Filmauro cambia nuovamente formula e, sostituendo al timone di regia il veterano Neri Parenti con il Volfango De Biasi che – autore di “Come tu mi vuoi” (2007) e “Iago” (2009) – era stato tra gli sceneggiatori dei due film citati, torna al lungometraggio a storia unica, senza intrecciare più vicende tra loro, però.
E dai due film citati provengono anche Lillo e Greg (all’anagrafe Pasquale Petrolo e Claudio Gregori), i quali, il primo lasciato dalla moglie Paola Minaccioni poi accoppiatasi con il tatuatore tatuato Paolo Calabresi, il secondo seduttore e scapolo incallito che arriva a perdere la testa per Ambra Angiolini, si trovano improvvisamente costretti a prendersi cura del nipotino di otto anni, i cui genitori sono stati erroneamente arrestati per coltivazione di sostanze stupefacenti.
Stupefacenti quanto il piccolo Niccolò Calvagna che – visto, tra l’altro, in “Indovina chi viene a Natale?” (2013) di Fausto Brizzi e “Mio papà” (2014) di Giulio Base – concede anima e corpo al piccolo, destinato a trasformarsi in fondamentale complice di un piano orchestrato dai due improbabili zii per far sì che il separato torni ad abbracciare la sua ex compagna.
Un piano che, nella sua struttura, si presenta, in fin dei conti, sulla falsariga di quelli proposti dalla saga “Amici miei” (non a caso prodotta dai De Laurentiis), ma mirato ad estendersi per la totale ora e quaranta di visione e tutt’altro che tempestato di cinismo e volgarità.
Perché, a differenza di buona parte degli esempi da schermo succeduti al mitico “Vacanze di Natale” (1983) di Carlo Vanzina, in questo caso si induce lo spettatore a ridere ricorrendo quasi esclusivamente al solo suggerimento delle parolacce, complice il rispolvero di buona parte del repertorio comico che ha segnato la lunga carriera degli irresistibili leader della band musicale romana dei Latte e i suoi derivati (tra l’altro, presente nei titoli di coda).
Ma, impegnati a cercare di capire la reale situazione della sgangherata famiglia, nei panni di un duetto di grotteschi assistenti sociali presumibilmente gay provvedono anche i Riccardo De Filippis e Francesco Montanari della serie televisiva “Romanzo criminale” (2008-2010) a regalare momenti esilaranti.
Impreziosendo ulteriormente il cast in ottima forma di una commedia corale tramite cui De Biasi, forte di uno script ritmato a dovere, effettua il suo lodevole e non facile ingresso all’interno della più importante saga cinematografica natalizia italiana; oltretutto orfana, per la prima volta, del Christian De Sica che ne è stato il volto simbolo.

La frase:
- "Se Marisa ha lasciato Remo per lui, un motivo ci sarà, no?"
- "Il motivo è Remo".

a cura di Francesco Lomuscio

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