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Tutto il bene del mondo
Una donna con le sue due figlie si avvia verso una località fuori da Buenos Aires per incontrare il marito che credeva morto venti anni prima. Giunti a destinazione, l'uomo è restio nel riconoscere la moglie e si comporta come se non l'avesse mai vista. L'ostinazione della donna ed anche la sua capacità di comprensione faranno sì che l'uomo accetti quella famiglia perduta ed anche un passato accuratamente rimosso.
"Un mondo meno peggiore" del regista argentino Alejandro Agresti - presentato nella Sezione Orizzonti della 61° Mostra del Cinema di Venezia - è un piccolo film ben riuscito che raggiunge i suoi obiettivi. Sostenuta da una sceneggiatura ben strutturata, l'opera ha il pregio di presentarci dei personaggi creati con cura, tutti contraddistinti da una coerenza di fondo. Sono figure reali e accattivanti, a volte commoventi a volte divertenti, tutte con i loro problemi piccoli e grandi da risolvere. In questo contesto, tutti gli attori (Monica Galan, la madre; Julieta Cardinali, la figlia maggiore, Carlos Roffe, il padre) svolgono con bravura il loro compito, interpretando i loro ruoli con la giusta verve. Il regista argentino - autore anche del soggetto e della sceneggiatura - si muove bene in mezzo a loro dandoci, con uno stile frizzante ma privo di fronzoli, un ritratto del suo Paese vitale ed appassionato. Un Paese che ha fretta di dimenticare un passato oscuro ma che ancora incombe con la sua sinistra ombra e che ha bisogno di risollevarsi da un presente di crisi e sfaldamento sociale per trasformarsi in "un mondo migliore" come spera uno degli adulti. O in "uno meno peggiore", come suggerisce saggiamente uno dei piccoli interpreti di questo gradevole film.
Daniele Sesti
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