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Un microfono per due
In quest’epoca di successi di musical, talent show come "Amici" e "X-Factor" e serial come "Glee", non poteva non uscire fuori un film incentrato sull’ambizione del solito ragazzo che pensa di poter fare della propria voce l’arma con cui scalare il successo. L’aspirante cantante in questione è Marc Pease (il titolo originale del film è "The Marc Pease Experience"), un quasi trentenne che ancora pensa di avere una strada nello show business grazie ad una promessa fattagli anni addietro dal suo ex professore di canto. Purtroppo per lui, quest’ultimo non ha nessuna voglia di rispettare quanto detto, gli basta la grande popolarità di cui gode all’interno della scuola, un fascino che gli permette anche di conquistare l’intimità della fidanzata di Marc. Tra i due uomini, a questo punto, non potrà più correre buon sangue come in passato...
Nonostante le presenze di Ben Stiller (interpreta l’insegnante) e Jason Schwartzman (Marc Pease), "Un microfono per due" non è un film propriamente da ridere. Sicuramente è una commedia, ma non si capisce se per demerito o per esplicita volontà degli autori, uno strano senso di malinconia pervade anche le situazioni più concitate e potenzialmente divertenti. Anche ciò che potrebbe far sorridere, non lo fa. L’errore principale è nella caratterizzazione dei personaggi.
Impossibile fare il tifo per Marc, una persona dal cuore candido, ma comunque troppo stupidotta e dall’acconciatura respingente per trovare empatia con lo spettatore. Allo stesso tempo, il suo antagonista, il professore, è un personaggio negativo, ma non abbastanza da concentrare su di sé i nostri desideri di vederlo umiliato. Non si prova interesse per nessuno dei due, non si partecipa né alle loro sventure né alle loro vittorie. Il concetto di fondo, l’idea della sicurezza in sé stessi come base per il successo, è un argomento su cui si insiste senza alcuno spunto degno di nota, cose trite e ritrite. Ne esce un ibrido dall’ironia grottesca che non fa né critica sociale né intrattenimento, anonimo da un punto di vista registico così come da quelle delle interpretazioni. A rimanere, è giusto il gusto di vedere per la prima volta cantare e ballare Ben Stiller, chissà che se in futuro non gli passerà per la testa l’idea di realizzare un Zoolander anche sul mondo della musica.
Quello sì che sarebbe un bel progetto.
La frase: "Io sono Marc Peas!".
Andrea D'Addio
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