Underworld: il risveglio
Assente nel fiacco prequel "Underworld - La ribellione dei Lycans" (2009) di Patrick Tatopoulos, dopo un veloce riassunto dei tasselli precedenti la bella Kate Beckinsale torna nel ruolo della leggendaria vampira guerriera Selene in questo quarto capitolo – primo girato in tre dimensioni – della serie nata con "Underworld" (2003) di Len Wiseman e proseguita con "Underworld: Evolution" (2006), firmato dallo stesso regista qui soltanto produttore.
Infatti, con un plot che assimila sempre più i contenuti a quelli della saga "Resident evil", sono gli svedesi Måns Mårlind e Björn Stein – autori del thriller soprannaturale "Shelter - Identità paranormali" (2010) – a raccontare su celluloide la nuova vicenda, che, partendo da un pianeta Terra in cui Vampiri e Lycan sono stati sterminati dagli umani in seguito alla scoperta della loro esistenza, vede la donna risvegliarsi oltre dieci anni dopo gli eventi del secondo film, prigioniera nel laboratorio di Antigen, una potente compagnia biotech impegnata a sviluppare un vaccino contro i virus che hanno creato le due razze di mostri.
Ed è subito il movimento a dominare i primi minuti di visione, man mano che la protagonista scopre di aver dato alla luce una figlia mentre era in stato criogenico e che da un lato la troviamo intenta a vendicarsi di Antigen, dove forze oscure tramano per eliminarle entrambi, dall’altro, affiancata dal giovane vampiro David alias Theo James, a fronteggiare un super Lycan geneticamente modificato.
Quindi, con lo Stephen Rea de "La moglie del soldato" (1992) nei panni dello spietato dottor Lane, è chiaro, come c’era da aspettarsi, che viene ripetuto il tipico mix di tematiche horror e dinamiche da videogame trasferito nello schermo, con abbondanza di scontri corpo a corpo e virtuosismi acrobatici.
Fortunatamente, però, non solo il 3D risulta una volta tanto sfruttato nella giusta maniera, ma Mårlind e Stein, a differenza dei loro predecessori, non lasciano affatto a desiderare per quanto riguarda la violenza e, sfoggiando impressionanti ossa rotte e copiosi spargimenti di sangue (seppur quasi sempre digitale), elevano l’insieme al di sopra del solito spettacolo indirizzato ai soli maniaci del joypad.
Nulla di eccezionale, attenzione, ma possiamo tranquillamente affermare di trovarci dinanzi a uno dei più riusciti episodi underworldiani; complici l’onnipresenza dell’azione e il velocissimo ritmo che, se non lasciano certo deluso il fan, possono di sicuro contribuire a farne nascere altri.
La frase:
"Dobbiamo resistere agli umani, in ogni modo e maniera possibile".
a cura di Francesco Lomuscio
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