FilmUP - Recensione: Un altro pianeta

Un altro pianeta
L’ex sceneggiatore dei film di Ferzan Ozptek, Stefano Tummolini, debutta alla regia con un film low-cost (i costi prima della post-produzione sembrano siano stati quasi inesistenti) con una storia tanto apparentemente semplice quanto profondamente radicata nella realtà. In un pomeriggio sulla spiaggia di Capocotta ( vicino Roma), un quarantenne conosce diversi baganti. Lui, Salvatore, è omosessuale, quella è una zona di incontri e in più persone sembrano interessate al suo fisico palestrato. Tra loro anche un gruppo di ragazze tra cui emergerà Daniela, una timida ragazza che vive una silenziosa e tragica realtà.
Con tono ironico e senza indugiare troppo sugli aspetti più drammatici della vicenda, Tommolini firma una commedia dolce-amara che al festival di Venezia, dove è stata presentata tra le Giornate degli Autori, ha riscosso applausi e apprezzamenti. Merito della simpatia dei protagonisti, di alcune battute ben assestate e di un finale che nobilita ciò che lo ha preceduto. Per buona parte dell’opera infatti non è ben chiaro dove si voglia andare a parare, la sceneggiatura sembra non riuscire a trovare un modo chiaro per far comprendere, in crescendo, il dramma di Salvatore, e la critica che si fa ad una certa parte del mondo degli omosessuali (quella che vive i rapporti non in base all’affetto, ma semplicemente sull’attrazione fisica, non riuscendo a capire il dramma della solitudine e la bellezza dell’amore) risulta piuttosto stereotipata. Purtroppo oltre a questo qualche errore di montaggio abbassa, in alcuni frangenti, l’intensità del racconto à lasciando trasparire quella povertà di mezzi economici che sennò non sarebbe percepibile. Si apprezza comunque il tentativo e il coraggio del progetto, e si annota, tra i visi da scoprire, si spera, in prossimi film quelli di Antonio Merone (coautore della sceneggiatura), Lucia Mascino, Chiara Francini e Francesco Grifoni.

La frase: "Stavi in riserva!".

Andrea D’Addio

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