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Tropic Thunder
La maggior parte di noi quando pensa a Ben Stiller pensa ad un grande attore comico, uno dei migliori della sua generazione. Spesso ci si dimentica che questo figlio d’arte (suo padre è il celebre Jerry Stiller) è anche un fine regista, già autore di una bella commedia come "Giovani, carini e disoccupati", dell’interessante grottesco "Il rompiscatole" e di un vero e proprio capolavoro del cinema comico moderno, quel "Zoolander" che non a caso Terence Malick ha dichiarato essere il migliore film degli ultimi dieci anni. Difficile fare classifiche di questo tipo, ma quel mix di parodia di un intero ambiente(in quel caso, la moda), comicità verbale e situazioni impossibili anche solo da immaginare che Ben Stiller riuscì a creare con quel suo film (tanto demenziale quanto intelligente), merita senza dubbio una menzione quando si parla di cinema contemporaneo.
Tropic Thunder prosegue questo discorso confermando appieno qualsiasi ottimistica aspettativa. Per mettere alla berlina Hollywood ed un mondo in cui l’apparenza spesso si convince talmente tanto della propria importanza da diventare essa stessa "contenuto", Stiller non si limita alla presa in giro o alla parodia dei film più famosi del Vietnam, ma mette in scena una sorta di variante moderna di "Effetto notte" di Truffaut. I falsi trailer, il film nel film, l’attore che diventa la maschera che indossa (Downey Junior e il suo Kirk) e quello che per trovare sé stesso diventa un altro personaggio ancora, (Stiller che fa il Kurtz di Apocalypse now), il calvo produttore (non ne sveliamo l’identità) che scimmiotta gli atteggiamenti rapper, armi finte che servono per veri raid: il confine tra finzione e realtà diventa così labile che gli spunti comici diventano quasi infiniti.
Quante volte si potrà vedere al cinema un gruppo di attori che, truccati come soldati e armati di fucili da set, riescano a convincere dei reali trafficanti di droga a mettere le spalle al muro?
Le citazioni ironiche delle tante pellicole (da Platoon a Hollywood Party passando per quasi tutti i film sul Vietnam) non si riferiscono solo a particolari sequenze o ai nomi dei personaggi, ma vanno al di là, scavano nella retorica di molte storie americane sul concetto di eroe riuscendo a metterne in ridicolo ridondanza e frequente semplicità di analisi.
Il fatto che una volta annunciata la produzione del film, tanti degli attori più famosi di Hollywood abbiano chiesto di poter partecipare al progetto, anche solo con una piccola parte, non fa altro che sottolineare quanto Stiller sia apprezzato e stimato dall’ambiente. Un Tom Cruise così auto-ironico non lo vedremo mai più, un Robert Downey Jr così straordinariamente originale (chi scrive ha visto il film in originale e nulla può dire su quanto si perderà con il doppiaggio) diventerà una sorta di pietra miliare per la storia della recitazione.
Tropic Thunder è quindi a tutti gli effetti un grandissimo film, tanto ricco e ricercato quanto capace di far ridere sia con la testa che con la pancia. Uno di quei film che si può vedere dieci volte come se fosse sempre la prima.
Curiosità: il ruolo di Matthew McConaughey era stato inizialmente pensato per Owen Wilson (non a caso nel film interpreta il migliore amico di Stiller) che però ha dovuto rinunciare dopo il tentato suicidio.
La frase: "Noi non negoziamo con i terroristi!".
Andrea D’Addio
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