Tre punto sei
"Negli anni settanta hanno iniziato a commercializzare l'eroina in sostituzione della morfina che provocava assuefazione. Bravi!"

Dante, detto Nero, a dispetto del suo nome, è il più cristallino dei personaggi che animano la fauna del quartiere di San Salvario a Torino. Uno sfondo che potrebbe essere facilmente trasportato in qualunque altra metropoli italiana con i suoi immigrati, le sue storie di ordinaria disperazione ed i suoi piccoli "boss".
Da un lato gli algerini, dall'altro i nigeriani che si guardano in cagnesco, ma che devono convivere a dispetto del reciproco odio, ed in mezzo c'è sempre chi ci guadagna di più (come insegnò il grande Clint in Per un pugno di dollari): Montecarlo (Cosimo Cinieri / Il ronzio delle mosche), un sopravvissuto della vecchia guardia, una sorta di ragno che dalla sua drogheria (e mai nome fu più appropriato) controlla tutto il quartiere. Ma tutto ciò è marginale alle vere vicende del noir allestito dall'esordiente Nicola Dondolino.
In realtà ciò che conta sono le storie di Dante (Marco Giallini / Almost Blue) e Salvo (Valerio Rinasco / Due amici). Amici di vecchia data, innamorati e divisi dalla stessa donna, Nanà (Stefania Orsola Garello / "Distretto di polizia") sono i protagonisti del classico triangolo. Salvo poliziotto corrotto ed abbrutito dalla vita di compromessi che conduce e Dante costretto a riparare all'estero per dieci lunghi anni e con la voglia di avere una vita diversa lontano dalla droga che ha distrutto la stessa Nanà. Ma alla fine sono tutti prigionieri delle loro vite, della loro incapacità di cambiare e della loro amicizia.

Rondolino confeziona un bel noir che "ruba" ai classici americani e francesi, un genere praticamente inesistente in Italia, patria della commedia pecoreccia e della pellicola impegnata. Lodevole iniziativa non solo per l'intento, ma per la realizzazione con personaggi asciutti, duri e con dialoghi mai ridondanti. Un'atmosfera che si taglia con il coltello ed il costante senso di ineluttabilità che aleggia su tutto, sono i plusvalori che ammaliano lo spettatore. Peccato per un paio di cadute di stile e buchi, ma alla fine tutto va al suo posto compreso un finale duro come tutto il resto.

Curiosità: il personaggio di Luna avrebbe dovuto avere maggior spessore, compresa una storia di furti alle spalle, ma la sceneggiatura ha subito pesanti tagli in fase di produzione, ridimensionandolo.

La chicca: la foto in bianco e nero che viene mostrata a Salvo e che lo ritrae giovane in compagnia di Dante e Nanà è un chiaro omaggio a Jules & Jim.

La frase: "I morti sono come i soldi, escono e non tornano più!"

Indicazioni:
Se volete riscoprire un pò il genere noir.

Valerio Salvi

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