The Vatican Tapes
Sebbene alcune scene siano state girate a Roma all’interno e nei pressi del Vaticano e con l’ausilio del sistema VFX, la oltre ora e mezza di visione messa in piedi da Mark Neveldine – regista, tra l’altro, di “Crank” (2006) e “Ghost rider – Spirito di vendetta” (2011) insieme al qui assente collega Brian Taylor – si svolge principalmente nella Los Angeles odierna; dove facciamo conoscenza con la ventisettenne Angela Holmes, ovvero la Olivia Taylor Dudley di “Chernobyl diaries – La mutazione” (2012), che tanto ricorda la Patricia Arquette di “Nightmare 3 – I guerrieri del sogno” (1987).
D’altra parte, proprio come la giovane lì perseguitata dall’artigliato Signore degli incubi Freddy Krueger, non poco problematica appare la protagonista in questione, la cui normale esistenza lascia emergere qualcosa di malefico quando la sua presenza comincia ad avere effetti devastanti su chiunque le si avvicini.
E, man mano che troviamo in scena, tra gli altri, il Dougray Scott di “Taken 3 – L’ora della verità” (2014) nei panni del padre e la Kathleen Robertson della serie televisiva “Beverly Hills 90210” in quelli della dottoressa Richards, non mancano un volatile destinato a sfondare il vetro di un bus e un incidente automobilistico nel corso dell’attesa efficacemente tempestata di segnali d’allarme, atta ad accompagnare verso il sempre più vicino confronto tra il bene ed il male.
Perché, nonostante alcune riprese provenienti da camere a circuito chiuso possano richiamare alla memoria il chiacchieratissimo “Paranormal activity” (2007) di Oren Peli e il look dei famigerati found footage, è in maniera evidente al filone che annovera “The exorcism of Emily Rose” (2005) di Scott Derrickson che tenta di riallacciarsi l’insieme; tanto più che ne sono produttori gli stessi Gary Lucchesi e Tom Rosenberg.
In questo caso, però, non abbiamo alcuna vicenda giudiziaria, bensì una classica storia horror a tematica demoniaca e sfociante, come di consueto, nell’immancabile rito volto a liberare dalla malvagia entità la povera malcapitata.
Rito che si rifà, ovviamente, a quello inimitabile proposto da William Friedkin nell’indiscusso capolavoro “L’esorcista” (1973), ma senza possederne – come c’era da aspettarsi – la cura estetica che rese quell’esempio cinematografico incredibilmente realistico e suggestivo.
Mentre il Michael Peña di “Sopravvissuto – The martian” (2015) e il Djimon Hounsou di “Fast & furious 7” (2015) rischiano di non risultare molto credibili in abito talare, considerando che entrambi vantino per lo più ruoli d’azione e che, di conseguenza, non fatichino affatto a rappresentare uno dei principali difetti dell’operazione.
Operazione che, tutt’altro che noiosa e capace di intrattenere lo spettatore senza dimenticare indispensabili momenti di raccapriccio (si pensi solo al tizio che si conficca le lampadine negli occhi), si rivela piuttosto interessante per quanto riguarda la scelta di fornire una riflessione relativa al male che si nasconde spesso dietro chi, apparentemente, fa del bene... inciampando, purtroppo, in involontariamente ridicole situazioni (citiamo la rivolta in manicomio) che finiscono in parte per penalizzarla.
La frase:
"Non si era mai vista una tale accelerazione del male".
a cura di Francesco Lomuscio
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