The Polar Express
Con "The Polar Express" il cinema rinnova ancora una volta la sua magia. Un prodigio di immagini e colori, una meravigliosa girandola di emozioni e di scene mozzafiato, di personaggi toccanti ed ispirati, un prodigio di tecnica e sentimento che ci riconciliano con questo straordinario miracolo che è il cinema.

E' quasi un peccato che l'ultimo film di Robert Zemeckis debba essere rilegato nella ristretta casella dei film natalizi. Perchè l'opera ha tutte le qualità del capolavoro. A partire dalla storia, edificante ed intelligente, tratta dal libro di Chris Van Allsburg che narra di un bambino che alla soglia dell'adolescenza, la notte di Natale, è tormentato dal dubbio circa l'esistenza dai Babbo Natale. All'improvviso, sente un rumore di ferraglia provenire dal giardino di casa. E' un treno magico che sotto la neve si è fermato per condurlo, assieme ad altri bimbi, al polo Nord dove Babbo Natale sta per partire per recare i consueti doni natalizi. Dopo mille peripezie, spericolate discese sulla neve, altissimi ponti sospesi sul nulla, rincorse sul tetto del treno sotto la tormenta, giungerà a destinazione dove imparerà che solo "credendo" potrà ancora sentire il tintinnio delle campanelle delle tanto attese renne della slitta.

Girato interamente con la tecnica del motion capture (già utilizzata da Peter Jackson ne "Il signore degli anelli" ), mediante la quale vengono riprese tutte le movenze e tutte le espressioni di attori in carne ed ossa per poi digitalizzarle ed inserirle in scenari creati col computer, il film esalta le qualità di Tom Hanks che interpreta ben cinque personaggi (il bambino protagonista, il padre, il ferroviere, il vagabondo e Babbo Natale). Un vero mattatore, ma discreto e per nulla invadente.

Zemeckis conduce il film sempre con estrema attenzione al ritmo che non ha mai cadute, anzi, in alcuni momenti subisce improvvise impennate che creano una notevole suspence come ad esempio la scena della vertiginosa discesa del treno ormai privo di freni. In altri momenti, invece, strizza l'occhio alla tradizione dei film di animazione regalandoci una gustosissima scena in pieno stile musical dove degli sfrenati camerieri ballerini servono il cioccolato ai bambini sul treno.

Il prodotto funziona anche nei momenti più riflessivi dove il gusto pittorico del regista americano affiora nei riferimenti più o meno palesi alle opere di artisti del nostro secolo.

Da ricordare la scena finale dell'immensa piazza ricolma di Elfi danzanti alle musiche di un mega arrangiamento dei più famosi motivi natalizi (realizzato dal musicista Alan Silvestri).

Gli Elfi, poi, che parlano in dialetto, sono il risultato di una scelta azzeccatissima (irresistibile il capo di una squadra di ingegneri che parla con uno smaccato accento calabrese...).

Daniele Sesti

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