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Una voce nella notte
Diceva il famoso filosofo americano Ralph Waldo Emerson che "Il talento da solo non può fare lo scrittore. Ci deve essere un uomo dietro al libro" e così è per Gabriel Noone che ha imperniato il proprio, seguitissimo, programma radiofonico su racconti riguardanti la propria vita. Omosessuale e con una relazione con un ragazzo sieropositivo molto più giovane di lui, da quando questa vive un momento di difficoltà, Gabriel non riesce più ad essere creativo sul lavoro. La depressione è dietro l'angolo, finché non conosce Pete, un ragazzino di 14 anni che ha scritto un libro sugli abusi sessuali subiti fin da piccolo dai genitori con cui Gabriel entra in contatto grazie al proprio editore. Ma quando i due decidono di incontrarsi, la veridicità del racconto di Pete comincia a vacillare...
Tratto dall'omonimo libro di Armistread Maupin, autore del famoso "I racconti di San Francisco", "Una voce nella notte" viene definito da lui stesso come "un thriller del cuore". Probabilmente così è per il libro, ma non di certo per la versione grande schermo. Tutto il mistero è infatti legato ad un'unica rivelazione tirata per le lunghissime, senza che nel frattempo ci sia una reale crescita per i protagonisti che la vivono. Poco è scavata la psicologia del sempre corrucciato Robin Williams (sempre più uomo tra le nevi dopo Insomnia e The big White) e del suo amore finito, così come totalmente abbandonata a se stessa è la pur brava Toni Collette che cerca di dare sostanza ad un personaggio semplicemente abbozzato sia nelle motivazioni che negli sviluppi. Una storia vittima oltretutto della didascalica regia di Patrice Stettner che dilapida i rari momenti di suspance offerti dalla sceneggiatura indugiando sempre troppo sulle situazioni, quasi che avesse paura che lo spettatore non capisse ciò che sta succedendo (e l'inutile scena finale è a tal proposito emblematica). Da apprezzare comunque la scelta di far impersonare l'abusato Pete a quel Rory Culkin, fratellino di mamma ho perso l'aereo Macaulay che ha affermato di aver dormito senza problemi e più volte a letto con Michael Jackson.
La frase: "La cosa infernale è che siamo amati solo quando pensiamo di esserlo".
Andrea D'Addio
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