The Gift
Sam Raimi ("La Casa" / "Pronti a Morire"), regista solitamente specializzato in pellicole dai toni forti, riesce a confezionare un thriller in cui l'unica violenza utilizzata è quella psicologica. Il successo del film va ricercato innanzitutto nell'ottima scelta del cast: Cate Blanchett ("Elizabeth"), Giovanni Ribisi (1 Km da Wall Street"), Keanu Reeves ("Matrix"), Greg Kinnear ("Qualcosa è Cambiato") e Hilary Swank (Boys Don't Cry"); ognuno di questi attori sembra perfetto per il personaggio, anche se normalmente riveste ruoli del tutto diversi (Keanu Reeves ne è l'esempio più lampante).

Nella piccola cittadina di Brixton, in Georgia, Annie (Cate Blanchett) tira avanti leggendo le carte ai suoi concittadini, grazie ai suoi poteri extrasensoriali. Tutta la gente sembra dipendere dai consigli di Annie che diventa una sorta di incrocio tra un confessore ed uno psicologo per la piccola comunità. Improvvisamente la tranquillità viene spezzata dalla scomparsa di una giovane ragazza: Jessica King (Kathie Holmes / "Wonder Boys"). Le autorità, che brancolano nel buio, decidono di chiedere l'aiuto di Annie per scoprire cosa è successo alla ragazza.
Le percezioni non sono però una scienza esatta ed Annie non riesce a fornire le risposte che tutti cercano.

In un thriller così ben costruito non si può entrare nello specifico della trama senza rivelare particolari che potrebbero rovinarvi la suspance, quindi mi limito a raccomandarvi di vedere direttamente lo sviluppo della trama. Personalmente ritengo che, contrariamente a quanto spesso accade in questo genere di film, il regista e gli sceneggiatori hanno lavorato molto sullo sviluppo psicologico dei personaggi e su quello di Annie in particolare.
Non dimentichiamo che il tema affrontato è piuttosto comune; in qualunque serial poliziesco per la TV, c'è almeno un episodio in cui un "veggente" aiuta gli investigatori a risolvere un caso, ma grazie ad una buona sceneggiatura si evita di cadere nel ridicolo. L'unica caduta di stile si registra durante il processo dove stereotipi e avvocati decisamente poco credibili, nuocciono alla credibilità del tutto.
Molto efficace anche il modo di porre allo spettatore le visioni di Annie all'inizio in maniera chiara ed inequivocabile, poi, via via, sempre più fuse all'interno della sua vita, tanto da perdere il contatto tra realtà e sogno.

Curiosità: Quando Annie decide di fare la lettura per il Signor King poggia, come di consueto, il suo orologio da polso sul tavolino, ma nella sequenza successiva lo indossa di nuovo, per ritrovarlo qualche istante dopo di nuovo sul tavolo.

Indicazioni:
Un buon thriller, con una strizzatina d'occhi al paranormale.

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