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La Ballata Di Buster Scruggs

La recensione del film a cura della Redazione di FilmUP.com

di Leonardo Mezzelani31 agosto 2018Voto: 6.5
 

  • Foto dal film La Ballata Di Buster Scruggs
I fratelli Coen e l’America, un connubio che sembra inscindibile. I due registi hanno più volte raccontato il loro paese, volgendo praticamente sempre lo sguardo all’indietro verso il passato che ha costruito la sua storia.
Non fa eccezione “La ballata di Buster Sgruggs”, produzione Netflix in concorso per la 75ª mostra del cinema di Venezia. Dopo “Il Grinta”, e qualche accenno in “Ave, Cesare!”, i Coen tornano nel vecchio West con un film antologico (il progetto originale era quella di farne una mini-serie per la piattaforma streaming), raccontando allo spettatore le origini dei loro Stati Uniti d’America.

Le sei brevi storie, apparentemente, non sono legate tra loro, ognuna racconta le vicende di un protagonista. Dal pistolero cantante (quasi come un aedo, a guardar bene la mitologia è fortemente presente in quest’opera, ma ne parleremo più giù) al giovane privo di braccia e gambe che ogni sera si esibisce nello stesso spettacolo itinerante raccogliendo qualche spiccio per tirare avanti con il suo padrone, un cupo Liam Neeson. Dalle sventure di un rapinatore di banche (interpretato da James Franco) al vecchio cercatore d’oro (Tom Waits) che tanto ricorda un immaginario bucolico. Sono molti, come al solito, i personaggi che i Coen riescono a farci ricordare e amare. Ad un certo punto ci sembrerà chiaro il destino di tutti loro (sicuri?), eppure non si può fare a meno di chiedersi ogni volta come andrà a finire.

Seppur tornati ufficiosamente al western i registi giocano con i generi, li destrutturano, li plasmano a loro piacimento. È così che durante i 132’ di durata ci si troverà ad assistere prima ad un musical a tinte pulp, poi ad una pura commedia, passando per un dramma che non lascia spazio a sorrisi, fino ad arrivare ad una storia d’amore.
Il tema del caso oramai è colonna portante della filmografia dei fratelli, ricordate il monologo della moneta in “Non è un paese per vecchi”? I personaggi de “La ballata di buster Scuggs” non hanno alcuna possibilità contrastarlo, sono sempre in balia degli eventi, una frase fuori post, una scelta sbagliata e potrebbe essere la loro fine. D’altronde il vecchio West non è certo famoso per essere un posto tranquillo: duelli, assalti indiani, natura selvaggia e colpi bassi sono sempre all’agguato. Anche la musica tanto cara alla loro filmografia trova il suo spazio, sia a livello diagetico che extra-diagetico, come già detto il primo capitolo è un vero e proprio musical western/pulp.

Detto questo, la travagliata nascita di questo progetto, la trasformazione all’ultimo da serie tv a lungometraggio, ha inevitabilmente condizionato il film nel suo insieme. Dopo un inizio scoppiettante alcuni capitoli arrancano. Il continuo cambio di personaggi e storia rendono pesante la visione, non permettono pienamente allo spettatore di entrare nella storia. Degno di nota è senza dubbio il capitolo con protagonista Tom Waits, elegante elegia a tema naturalistico che si ferma a riflettere sul capitalismo e su l’importanza del rispetto del mondo che ci circonda, senza scadere in facili moralismi (cosa rara e quindi gradita).
Nulla da dire sulla regia, sempre impeccabile, con trovate comiche geniali, si fatica a non ridere di gusto in più momenti.

In definitiva non il migliore della filmografia dei fratelli Coen, non il più incisivo. Verrebbe da chiedersi quanto sia pesante l’influenza di Netflix. La ballata di Buster Sgruggs resta un film estremamente godibile che vale la pena di recuperare, sicuramente uno dei migliori prodotti usciti fin ora per il colosso dello streaming.


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