Terkel in trouble
Film d'animazione danese in computer grafica, Terkel è la storia di un ragazzino dallo stesso nome che affronta la propria quotidianità fatta di scuola, di amici e di rapporti difficili con i propri genitori e la propria sorellina.

Bisogna subito dire che Terkel non è un film per bambini, anzi è un cartone animato molto lontano dal politicamente corretto inteso come requisito necessario per il pubblico più giovane. Per i temi e le situazioni affrontate Terkel ricorda molto la serie americana South Park, in cui i ragazzini sono cattivissimi, cinici ed in ogni caso paragonabili ad adulti che non sono certo rappresentati in una luce più desiderabile. Terkel è fondato su diversi registri, che vanno dall'umoristico all'horror (il titolo originale è per l'appunto Terkel e l'horror) passando per la critica sociale ed intra-generazionale. Quest'ultima è rivolta soprattutto alla società del nord Europa, in cui esiste il fenomeno per noi curioso secondo il quale molte coppie si sposano con i figli già grandi.
Ma il film affronta problemi anche molto comuni al giorno d'oggi e in Italia, come il tema del bullismo nelle scuole e dell'emarginazione. Il tutto è condito da un linguaggio crudo e pieno di parolacce, che però è molto spesso moneta corrente tra i giovani e giovanissimi. Anche la violenza è spesso estrema, grottesca, senza limiti. Benchè il film sia costato trenta volte di meno rispetto ad un blockbuster come Sherck l'animazione è dignitosa e riesce a servire con coerenza e con i giusti mezzi espressivi la vicenda raccontata, che è anche - non dimentichiamolo - un vero e proprio thriller con tanto di colpo di scena.

Terkel come è ormai tradizione invalsa per i film d'animazione straniera, sfoggia un cast di doppiaggio d'eccezione. Nel ruolo della madre e del padre di Terkel abbiamo Lella Costa ed un ironico Claudio Bisio che nel film ha un solo tipo di battuta: "No!". Ma soprattutto abbiamo Elio e le Storie Tese, che hanno avuto anche l'onere di adattare le canzoni del film. Questa è una scelta particolarmente azzeccata perché la verve comica dei componenti della band milanese è un notevole valore aggiunto alla comicità del film, tanto che in varie sequenze sembrano riecheggiare le note delle loro canzoni, spesso così vicine alla problematicità dei primi rapporti interpersonali sulle soglie della pubertà.

Forse è un film da vedere accompagnati, ma che non farà male vedere ai genitori. Oggetto di critica, sicuramente estrema, da parte del film è proprio la lontananza generazionale, nella misura in cui i genitori non sono più in grado di comprendere i problemi dei propri figli.

La frase: "Porta sempre una spranga. Tu non sai il perchè, ma lei lo sa".

Mauro Corso

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