10 canoe
Cannes - Non una parola che non sia in aborigeno (ganalbingu per la precisione), se non per la voce fuori campo che corre in nostro soccorso a raccontare le immagini.
Nelle profondità di un'Australia ancestrale, un gruppo di aborigeni parte per addentrarsi nella foresta, costruire dieci nuove canoe e cacciare le uova di oca. Questo viaggio sarà l'occasione per uno di loro, Minygululu, di raccontare una storia del tempo dei miti a Dayindi, avendo scoperto che quest'ultimo concupisce la sua più giovane e bella sposa. Una storia lunga quanto tutto il viaggio, per educarlo a quella che è la pazienza e la legge della tribù.
Tra il bianco e nero delle riprese sull'acqua e il colore di quelle su terra ferma, veniamo a contatto con i temi del film: la solidarietà, la comprensione, la tolleranza, all'interno di quello che è un progetto unico nella storia del cinema australiano. Mai si era girato un soggetto di questo tipo totalmente in lingua indigena, e non ci si poteva augurare un risultato migliore. Tra rapimenti, stregonerie, minacce di guerra e la vita di tutti i giorni, "10 Canoe" incanta con le sue visioni mozzafiato della terra di Arnhem e ci trasporta in una realtà diversa dalla nostra, ma salda agli stessi principi.
Diverte tra tocchi ironici e interessa per la visione del mondo che comincia con il racconto della nascita e del ventre materno e arriva fino ad un rito funebre, mistico e intriso di antiche tradizioni.
Parte della sezione ufficiale un Certain Regard a Cannes 2006, i diritti di distribuzione del film sono già stati acquisiti dalla Fandango.
La frase: "Questa è la mia storia, è una bella storia".
Valentina Pieraccini
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