Take Shelter
Jeff NIchols porta sullo schermo la paura irrazionale e patologica.
Il suo Curtis, dall’aspetto così bonario (e doppiato terribilmente purtroppo), diviene pian piano ossessionato dalle sue (pre) visioni e si scava un mondo da incubo, popolato da presagi apocalittici e relazioni che si sfaldano in un attimo. La storia scritta da Nichols si gioca sul dualismo reale-immaginario: la natura comprimaria della storia, di cui la regia ci rende partecipi in suggestivi campi lunghi o inquadrature a lei dedicate, è la prima a distorcersi in temporale colmo di lampi, tuoni e terrore; il matrimonio, dimensione affettiva semplice e appagante con Samantha, viene divaricato dalle manie di Curtis che non accetta di abbandonare il suo ruolo di protettore per divenire protetto. Tuttavia, quest’ansia e questa preoccupazione sono tangibili anche da tutta la comunità che dovrà fare i conti sul serio con il temporale; come si spiega allora questa frizione? Quale lettura possiamo dare al plot di "Take Shelter"? Il "riparo" è reale o immaginario, è utile o esagerato? Nichols in una dichiarazione afferma che ha tratto l’ispirazione per questa sceneggiatura dalla propria esperienza diretta: dopo neanche un anno di matrimonio ha notato come si presentasse inesorabile l’ansia per il domani. Era naturalmente diversa da quella che aveva sempre provato, poiché adesso non era in ballo solamente il suo futuro, ma quello di sua moglie e della sua prole. Ecco allora un interessante (ma non esclusiva) lettura della trama che ci tocca maggiormente di quanto non pensiamo: l’ansia per un domani così confuso, il terrore che ci ispira il mondo del lavoro così labile e contorto, la preoccupazione per i nostri cari infusa da un presente perennemente teso al futuro fragile e precario, diventano in un attimo patologie che distruggono la nostra vita. La morsa di paura che ci cattura quando ci fossilizziamo sull’incertezza – soprattutto economica – del domani ci fa scavare rifugi nei quali sperperiamo i nostri beni, materiali e emotivi. Il film prova a renderci partecipi di questo stato emotivo.
Convince, anche se a tratti è molto lento.
La frase:
"Amore, non c’è nessun temporale fuori".
a cura di Matteo Brufatto
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