Into darkness - Star Trek
Se "Star trek" (2009) di J.J. Abrams si proponeva di rielaborare per le nuove generazioni il mito che, nato nel 1966 dalla mente di Gene Roddenberry, diede vita a quattro serie televisive e dieci lungometraggi cinematografici a soggetto, questo suo diretto sequel, volto a inaugurare l’ingresso della saga nell’universo delle tre dimensioni, prende le mosse direttamente da "Star trek II - L’ira di Khan" (1982) di Nicholas Meyer.
Del resto, mentre, tramite un avvincente prologo all’insegna dell’azione e della spettacolarità, ritroviamo in scena Chris Pine e Zachary Quinto rispettivamente nei panni del capitano Kirk e dell’ingegnoso e determinato Spock, il Benedict Cumberbatch de "Lo hobbit - Un viaggio inaspettato" (2012) concede anima e corpo al misterioso terrorista intergalattico che, a suo tempo incarnato dal compianto Ricardo Montalban, sembra essere interessato all’annientamento della Enterprise ed alla distruzione totale.
Perché, a differenza del primo film del nuovo franchise, interessato a rendere noto il modo in cui la fanta-squadra prese forma, questo secondo – girato sia in IMAX che in trentacinque millimetri anamorfico – intende raccontare come i personaggi crescono e diventano adulti; man mano che al cast si aggiungono la Alice Eve di "The raven" (2012) nel ruolo di Carol Marcus, nuovo membro dell’equipaggio, e il Peter Weller di "Robocop" (1987) in quello dell’ammiraglio della Flotta stellare che entra in conflitto con l’Enterprise.
Nel corso di oltre due ore e dieci di visione che, anche stavolta non prive del consueto cameo di Leonard Nimoy nella parte dell’invecchiato extraterrestre del pianeta Vulcano, il creatore di "Lost" costruisce privilegiando il movimento e alternando a dovere le sequenze improntate sugli eccellenti effetti visivi a quelle non prive d’ironia riguardanti i rapporti tra i protagonisti.
Quindi, con un 3D sfruttato soprattutto per quanto riguarda la profondità delle immagini, prosegue il discorso d’impostazione giovanile iniziato con la apprezzabile pellicola precedente; al cui confronto questa continuazione – chiara metafora di una America costretta a rivedere la sua posizione nei riguardi di quel sentimento di vendetta che venne evidentemente influenzato dal pensiero reaganiano ai tempi del succitato lavoro di Meyer – riesce a risultare, forse, addirittura più riuscita.
Fino al coinvolgente scontro finale tra Spock e il pericoloso villain.
La frase:
"Tra queste rovine si nasconde un terrorista".
a cura di Francesco Lomuscio
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