14 Maggio 2010 - Conferenza
"Wall Street: Il denaro non dorme mai"
Intervista al regista e al cast.
di Donata Ferrario

È arrivato al Festival di Cannes il giorno del ritorno di Gordon Gekko. Dopo ventitré anni, Oliver Stone porta sullo schermo Wall Street - Il denaro non dorme mai, il primo sequel (o approfondimento, come ama definirlo) della sua vita - e pare che le avventure di Gekko non si fermeranno al secondo capitolo, secondo le dichiarazioni di Stone e le indicazioni del film, dal finale aperto. Ressa e attesa alle stelle, Oliver Stone è arrivato con le sue star, il sempre charmant Michael Douglas, il lanciatissimo Shia LaBeouf con la fidanzata e protagonista Carey Mulligan, Josh Brolin, Frank Langella e i produttori Pressman e Kopeloff. Ma vediamo cosa hanno detto all'incontro stampa.

Chi è oggi Gordon Gekko?
Oliver Stone: È la domanda principale del film, in effetti: Gordon è cambiato? Prima voleva soldi e potere, oggi cosa desidera? Di fatto i tempi sono mutati. Gekko è ormai out: è fuori dal sistema e non può rientrarci, anzi, dopo essere uscito di prigione tenta di riabilitarsi. Ha scritto un libro (Is Greed Good?) in cui profetizza l'imminente disastro economico e cerca in tutti i modi di riallacciare i rapporti con la figlia Winnie, fidanzata con Jake Moore, un rampante agente di borsa idealista e ambientalista.

Cosa ha significato per Michael Douglas rimettersi nei panni di Gekko?
Michael Douglas: È stato elettrizzante. Wall Street è stato un film importante per la mia carriera e non solo perché ho vinto l'Oscar. Interpretare Gekko dopo quello che è successo al mercato globale mi ha dato più di uno spunto per riflettere.

Signor Stone lei è considerato un agguerrito anticapitalista: si ritrova in questa definizione?
Oliver Stone: Non lo sono in realtà, ma ammetto di essere confuso sulla materia! In molti paesi il capitalismo sembra non funzionare mentre in altri sì. Negli Stati Uniti vorrei vedere delle vere riforme. Nel 1987 pensavo che il sistema si sarebbe aggiustato grazie ai sindacati ma vedo che esiste ancora un gap allucinante tra chi fa i soldi e chi lavora: i CEO (Chief Executive Officer, ndr) fanno i soldi mentre i lavoratori no. E questo va cambiato: ci vorrebbero riforme serie, a partire dagli USA. Non so cosa si possa fare e io sono vecchio e vorrei andare in pensione (ride). Politicamente mi sento indipendente, diciamo socialdemocratico. Ammiro le persone che ogni mattina si alzano per andare al Congresso, ci vogliono fegato e volontà. Forse voterei per far entrare più immigrati nel nostro Paese: è grande abbastanza e loro lavorano duramente.

Che differenza c'è tra il personaggio di Shia LaBeouf e quello interpretato nel 1987 da Charlie Sheen?
Oliver Stone: Charlie Sheen era un personaggio senza integrità che riusciva a trovarla grazie al padre e alle altre persone a lui care, qui invece Shia ha già una morale ed è questa integrità che verrà messa alla prova.

Che influenza ha avuto suo padre nel delineare il personaggio di Gordon Gekko (il padre del regista era un broker di Wall Street, ndr)?
Oliver Stone: Lo stile di mio padre era molto differente da quello di Gordon Gekko, scrisse molti articoli ed era un uomo davvero onesto, voleva sul serio aiutare i suoi clienti.

Chi è Bretton James, il villain interpretato da Josh Brolin?
Josh Brolin: Come tutti gli uomini, il mio personaggio ha molte ambizioni e nessun limite, perché le regole non sono abbastanza severe nel mondo della finanza. Il suo motto è "Di più". È tutto dire…

Cosa interessa a Oliver Stone, come uomo e regista?
Oliver Stone: Mi interessano le storie degli individui perché è attraverso i singoli che si comprende meglio il contesto collettivo, questo grande disastro. Roosevelt diceva: "L'unica cosa che dobbiamo temere è la paura". Le conseguenze dell'11 settembre sono state perfino peggiori dell'attentato, l'orizzonte si è fatto più cupo. Ora è arrivato Obama, ma le cose devono ancora mutare.

Michael Douglas racconta poi il suo rapporto con Hollywood: Quando diventi vecchio come me a Hollywood o fai il cattivo o non c'è più posto: paradossalmente però aumentano i ruoli nel cinema indipendente a cui infatti mi sto dedicando con molta soddisfazione. Ma non è tutto oro anche nel cinema indipendente: si fanno film con solo 15 milioni di dollari e per ottenerli vendi la pellicola in anticipo ai paesi stranieri. Così accade che magari il film esce all'estero ma non ha i fondi per essere distribuito nel territorio nazionale. Una dinamica pazzesca.
Oliver Stone conclude così, sul film Wall Street - Il denaro non dorme mai: Alla fine è un film sui legami e su come i soldi possano influire: alcuni personaggi li inseguono, altri non ne vogliono sapere nulla.
E Michael Douglas, cinico: Il lavoro difficile sarà quello del marketing che dovrà convincere il pubblico che non ha già visto questa storia al telegiornale!


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