04 Ottobre 2010 - Conferenza
"Una sconfinata giovinezza"
Intervista al regista e al cast.
di Francesco Lomuscio

In occasione dell'uscita di "Una sconfinata giovinezza", il regista Pupi Avati ha incontrato a Roma la stampa, affiancato dal cast, per presentare il film, interpretato anche dal compianto Vincenzo Crocitti che è stato omaggiato tramite un applauso introduttivo.

Come è nata questa storia?
Pupi Avati: La ragione per cui è nata questa storia è il rapporto che una persona come me, quindi più che adulta, ha con il tempo. Se andiamo a guardare il mio cinema, ci accorgiamo che molti dei miei film guardano con affettuoso rammarico al mio passato, si avverte una certa necessità di tornare sul luogo e di riproporlo. Oggi, la mia nostalgia riguarda la mia infanzia, infatti il film si sarebbe dovuto intitolare "Una sconfinata infanzia".

Perché il protagonista è un giornalista sportivo?
Pupi Avati: Perché il giornalista usa le parole, sono il suo elemento essenziale, privarlo di esse sarebbe come privare me della macchina da presa.

Cosa possono dirci Francesca Neri e Fabrizio Bentivoglio di questa esperienza?
Francesca Neri: Questo è uno di quei ruoli che, prima o poi, un'attrice vuole interpretare. Ho lavorato sulla dignità di questa donna e, a partire dal primo giorno, l'ho vissuta come un work in progress. Con Fabrizio, abbiamo vissuto tre settimane veramente come se stessimo vivendo un viaggio d'amore e tutte quelle sensazioni. E, forse, la cosa più bella è proprio la trasformazione dell'amore coniugale in amore materno.
Fabrizio Bentivoglio: Io non avevo mai girato così tanto all'interno di un teatro di posa, quindi, per uno come me, abituato a fare un cinema che si svolge principalmente in strada, stare tutto quel tempo dentro Cinecittà è stata un'esperienza fantastica. Prima di leggere la sceneggiatura, nell'ascoltare la storia raccontata da Pupi sembrava quasi che si trattasse di una favola per bambini.

Per il personaggio di Lino vi siete forse ispirati al Peter Sellers di "Oltre il giardino"?
Fabrizio Bentivoglio: No, non ho mai pensato a "Oltre il giardino", nonostante Charles il giardiniere fosse uno dei miei personaggi preferiti. Poi, spesso non prendo ispirazione da personaggi visti nei film, ma da persone vere.

Questo è il terzo film che Francesca Neri gira con Pupi Avati…
Francesca Neri: Sì, è vero. Io dico sempre che stiamo facendo un pezzettino di strada insieme. Pupi è un bravissimo regista, mi fa veramente sentire ogni volta di crescere un po' di più, sia come donna che come attrice e, per una come me, non più così giovane, ciò rappresenta una grande cosa.

A questo punto, ascoltiamo cosa possono raccontarci gli altri attori…
Lino Capolicchio: La telefonata di Pupi è stata: "Mi dispiace Lino, ma ho un personaggio per te" (ride). Pupi non so come definirlo, un padre, un fratello maggiore, per me dirgli di no è impossibile, non lo farei neanche sotto tortura. La cosa più emozionante è stato l'incontro con Francesca, perché, forse voi non lo sapete, ma io sono stato il suo scopritore. Infatti, quando insegnavo al Centro sperimentale di cinematografia, la mattina del suo esame di ammissione io dovetti sostituire Sergio Leone e incontrai questa ragazza molto carina, ma incapace sia di sostenere un provino che di aprire bocca; però, avevo capito che in lei c'era dell'interiorità. Inoltre, su questo set ho ritrovato Serena Grandi, che conobbi quando aveva diciassette anni e portava le treccine su un viso delizioso. Stavo girando "Jazz band" con Pupi e me la presentò una comparsa dicendomi che una sua amica voleva conoscermi. Non avrei mai immaginato che un giorno avrebbe fatto l'attrice.
Serena Grandi: Sì, è tutto vero. Io ringrazio Pupi per avermi chiamata per la seconda volta, dopo "Il papà di Giovanna". Mi ha cambiato la carriera e anche la vita.
Manuela Morabito: Io me la batto con Lino Capolicchio, perché questo è il sesto o settimo film che faccio con Pupi. Sono immensamente grata ai fratelli Avati, perché sono persone di antichi e grandi valori, si apprende molto da loro.

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