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07 Settembre 2006 - Conferenza Stampa
"Il flauto magico"
Intervista al regista e al cast.
di Monica Cabras
Presenti i produttori P.O. Bardet, P. Moores, il regista Kenneth Branagh e gli interpreti Benjamin Jay Davis, Joseph Kaiser, Amy Carson, Lyubov Petrova.
Che tipo di rapporto ha la regina con Sarastro?
Kenneth Branagh: Nell'opera di Mozart è una cosa non proprio rivelata, sembra che tra loro ci sia una relazione, che Pamina sia la figlia di Sarastro, ma non è mai esplicito. A noi sembrava una posizione personale molto forte, ma ciò non prova che Mozart la suggerisse.
Che tipo è la Regina della Notte?
Lyubov Petrova: Penso che sia una donna persa anche se appassionata. Non è cattiva ma crede in quello che dice e fa. Si perde facilmente nel proprio mondo perché crede che quello che pensa sia l'unica cosa giusta.
Lei è uno dei più grandi interpreti di Shakespeare, secondo lei è vero che tutte le grandi storie sono state già scritte da tempo?
Kenneth Branagh: Potrebbe anche essere vero, ma qualsiasi oggetto d'arte può essere riesplorato e rivisto apportando la propria interpretazione personale.
Il libretto è stato tradotto in inglese, questa è sicuramente un'operazione ardita musicalmente, come siete riusciti ad adattare i suoni alla musica di Mozart?
Kenneth Branagh: Il libretto è stato tradotto da Stephen Fry, un brillante scrittore inglese. Si è cercato di rispettare la traduzione dal tedesco il più possibile, anche se in certe arie è stato molto difficile. Perché potesse essere cantato si è passato da una rappresentazione vernacolare a una più arguta. Stephen in questo ha fatto un ottimo lavoro.
Come mai la Peter Moores Foundation ha scelto proprio quest'opera?
P. Moores: Sono sempre stato molto affascinato dall'idea di fare film dalle Opere per riuscire a portare la lirica fuori dal teatro e renderla più accessibile al pubblico.
Quale è il suo rapporto con la messa in scena del Flauto Magico e con il film di Ingmar Bergman?
Kenneth Branagh: Devo ammettere che non conosco bene l'opera, e soprattutto Il Flauto Magico. Per informarmi ho ascoltato la lirica tedesca, ho visto il film di Bergman che ho molto ammirato, ma che trovo diverso da quello che volevamo fare. Ho letto molto, mi sono documentato, ma alla fine mi sono concentrato solo sull'opera che volevamo realizzare.
Le interpretazioni sono state ottime dal punto di vista vocale, avete cantato voi?
Amy Carson: Si era la mia voce, anche se sono giovane ho cantato per tutta la mia vita. Questo è anche il mio primo ruolo da protagonista in un opera, avevo già interpretato il Flauto Magico, ma in un ruolo minore.
Lyubov Petrova: Anche io sono un'interprete d'Opera.
Kenneth Branagh: Quando Sir Peter mi ha parlato del progetto, si è pensato all'opzione più cinematografica di usare delle voci registrate con attori professionisti, ma poi siamo stati più entusiasti all'idea di usare dei veri cantanti d'Opera.
Ci può descrivere la sua decisione di indirizzare il mecenatismo verso i film, lo farà di nuovo?
P. Moores: Sono abituato all'opera nei teatri, a Vienna fanno "Il flauto magico" quando non sanno cosa proporre. Quando un'opera è cantata nella sua lingua è indirizzata a pochi, se viene cantata nei parchi funziona male il sonoro, per questo ho pensato al Cinema. Ma non si può certo tradurre tutta l'Opera in inglese. Non so se farò altri film, dipende dal budget.
Che cosa le ha fatto decidere di fare il Flauto Magico e di ambientarlo nella I Guerra Mondiale?
Kenneth Branagh: Sono stato colpito dall'umorismo, dalla musica e dall'ampiezza del dramma. Ho percepito il conflitto personale in forma musicale in cui si levasse un grido a favore della pace. E questo mi ha fatto pensare alla tragedia della I Guerra Mondiale.
Che difficoltà ha avuto nell'adattare le musiche di un Opera al film?
Kenneth Branagh: Le difficoltà maggiori le abbiamo avute sia per quanto riguarda problemi tecnici che logistici. Soprattutto a causa degli impegni degli attori impegnati a volte diversi mesi con le loro carriere artistiche. Il mio desiderio era quello di dare una sensazione di improvvisazione, in modo da dare vita alla piece senza far vedere i limiti tecnici e l'improvvisazione.
Joseph Kaiser: E' stato strano fare la registrazione delle parti cantate a Settembre per poi iniziare le riprese il gennaio successivo. Avevamo il direttore che ci dirigeva, ma anche Kenneth che dalla platea ci dava dei consigli per l'interpretazione. Io non avevo mai partecipato ad un film e quindi non avevo capito quanto dovesse essere intensa la mia interpretazione. Poi durante le riprese ho capito come comportarmi. La maggior parte di noi cantava realmente anche quando stavamo girando. Mi sento molto fortunato di aver potuto partecipare a questo progetto.
Come è capitata la proiezione al Teatro La fenice?
Kenneth Branagh: Penso che sarebbe bello che gli appassionati di Opera andassero al Cinema e viceversa, ma forse sul fatto della proiezione alla Fenice ci può rispondere meglio Pierre-Olivier Bardet, (produttore, ndr).
P.O. Bardet: L'idea è stata di Muller che ci ha invitati alla Fenice. Inizialmente abbiamo un po' esitato perché volevamo portare l'Opera fuori dal Teatro, ma poi abbiamo pensato che fosse una buona idea anche portare gli spettatori del Cinema dentro il Teatro.
Come è stato lavorare con Kenneth Branagh?
Amy Carson: L'Amleto è stata la prima piece studiata a scuola, e sono rimasta senza fiato quando ho visto la trasposizione di Branagh. Quando ho sentito del progetto ero molto interessata, ero rimasta incantata dal ruolo di Pamina ed è stata una fortuna che abbia potuto interpretarla. Kenneth ha un grande entusiasmo e una grande energia ed è fantastico lavorare con lui.
C'è mai stata l'opzione di ambientare Il Flauto Magico in un altro periodo storico?
Kenneth Branagh: No, ho ascoltato e riascoltato le musiche, volevo trovare un'ambientazione coerente, perché Il Flauto Magico è pieno di enigmi, io cercavo la passione e subito ci è venuto in mente la II Guerra Mondiale, che ha avuto una grande risonanza, e che secondo noi poteva raccontare meglio la storia.
Joseph Kaiser: Io penso che sia stato un bene che abbiano scelto quel periodo, per diversi motivi. Ad esempio generalmente l'Entrata di Tamino nell'Opera non permette di capire quanto lui sia in pericolo, mentre con quest'ambientazione la musica giustifica l'intensità e l'essenza del periodo. Inoltre, nell'opera ci sono dei vuoti, delle cose non spiegate e nel contesto di una guerra tutto è reso più interessante perché si vuole rimanere legati all'amore.
Benjamin Jay Davis: La guerra ci permette di arrivare allo stato emotivo acuto che ci consente di spiegare meglio le emozioni.
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