Il flauto magico
Quando l'opera incontra il Cinema il risultato può essere un qualcosa di straordinario, soprattutto se a dirigerlo è Kenneth Branagh. L'attore e regista inglese già con alcune opere di Shakespeare, ( "Hamlet" e "Molto rumore per nulla" ad esempio), aveva dimostrato di saper raccontare delle grandi opere letterarie con l'ausilio di una cinepresa. Questa volta la sfida è stata sicuramente più ardua, dato che si doveva cercare di adattare una delle più grandi opere di Mozart a delle immagini che coinvolgessero il pubblico cinematografico, non sempre amante della lirica. Con la sua passione e la sua verve creativa Branagh ci è riuscito rivisitando l'opera con un ambientazione e un linguaggio più attuale.
Così la Regina della Notte, (Lyubov Petrova), chiede l'aiuto del prode Tamino, (Joseph Kaiser), per liberare sua figlia, Pamina, (Amy Carson), dalle grinfie del terribile Sarastro, (René Pape), che in realtà si rivela un uomo saggio in cerca solo della pace. Ad aiutare Tamino nel suo intento, la regina invia Papageno, ("Benjamin Jay Davis"), il custode degli uccelli. Spinti entrambi dalla passione e dall'amore si confronteranno con delle difficili prove per riportare la luce dove ormai regna l'oscurità.
Quello che a prima vista affascina di questa pellicola, oltre alle musiche di Mozart, indubbiamente meravigliose, è l'approccio che Branagh da alla storia ambientandola nella Prima Guerra Mondiale, o almeno così appare, riuscendo a dare l'intensità delle emozioni degli interpreti. Quando c'è la luce i fiori sbocciano e i colori sono vividi e brillanti, l'amore e la pace trionfano sull'oscurità, sulla guerra, sull'odio e desiderio di vendetta della Regina della Notte. Le musiche e le immagini si fondono in un'unica armonia che coinvolge lo spettatore senza mai annoiarlo.
La caratterizzazione dei personaggi, poi, è efficace nonostante gli interpreti siano dei cantanti d'opera e non degli attori già rodati. Stupisce come riescano a esprimere le emozioni e i desideri dei personaggi che interpretano, non solo con le loro splendide voci.
L'opera originale di Mozart, "Il Flauto Magico", era stata scritta in tedesco, nonostante in quel periodo la lingua della lirica fosse l'italiano, e questo perché il genio di Salisburgo voleva rendere la musica che scriveva godibile anche al popolo e non solo a pochi eletti. Grazie a Branagh e alla Peter Moores Foundation si è riusciti ad ottenere qualcosa di più per un genere artistico che dalle nuove generazioni è spesso dimenticato.
La prima difficoltà consisteva proprio nella lingua, dato che il libretto originale era in tedesco. Con l'aiuto di Stephen Fry, scrittore britannico, il testo è stato riscritto in inglese, cercando di rispettare il più possibile non solo la traduzione letteraria, ma anche la musicalità delle parole che dovevano essere riadattate alle liriche originali.
Divertimento, emozione, commozione, è questo che in genere ci si aspetta da un film, e il "The Magic Flute" di Kenneth Branagh non delude le aspettative con il pregio aggiuntivo di portare sul grande schermo e rendere ancora più eterna un'opera lirica incantevole.
La frase: "Le stelle stanno a guardare perché l'amore obbedisce ad una legge più alta".
Monica Cabras
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