08 marzo 2004 - Conferenza stampa
"The Company"
Intervista a Robert Altman
di Valeria Chiari


Nuove esplorazioni per l'autore di "Nashville" e "America Oggi". Questa volta è il turno del mondo dei ballerini, vittime sacrificali di un'arte, la danza, costruita essenzialmente su una dedizione e un sacrificio totali. Robert Altman racconta così il dietro le quinte di una compagnia di Chicago divisa tra le lunghe ore di esercizi alla sbarra, le estenuanti prove, arrivando ai piedi gonfi e sanguinanti di fine giornata. Protagonisti pochi attori, tra cui Neve Campbell, James Franco e Malcom McDowell, e una schiera di 44 ballerini, straordinarie stelle di questa nuova ed "eterea" opera del regista americano.

Com'è nata l'idea di rappresentare il mondo della danza?
In realtà non è mia. Mi venne proposta dalla sceneggiatrice Barbara Turner e da Neve Campbell. Avevano lavorato due anni sull'idea di presentare il quotidiano dei ballerini di una compagnia di danza e avevano seguito per tutto quel tempo la compagnia del Joffrey Ballet di Chicago. All'inizio ho rifiutato perché non conoscevo niente di quel mondo e mi sentivo assolutamente inadeguato. Poi però è stata proprio l'idea di gettarmi in un mare completamente sconosciuto a farmi accettare la scommessa. Del resto ho sempre scelto di fare un film in funzione di ciò che mi poteva insegnare, del nuovo che mi avrebbe portato a conoscere.

Un altra sfida insomma?
Si. Bisogna andare sempre avanti, conoscere cose nuove in grado di infonderti nuove energie ed entusiasmi. Per me almeno è così, un imperativo della mia vita e della mia professione di regista.

Cosa ha scoperto di questo "Mondo Nuovo" della danza?
È un universo di eccezionalità. Ho scoperto cosa vuol dire "dedizione". I danzatori sono tutte persone che iniziano a ballare intorno ai sei anni e che si esercitano costantemente ogni giorno per ore e ore, fino a trasformare il proprio corpo. E tutto per una carriera brevissima. Dedicano la loro vita ad una professione che alla maggior parte di loro concederà al massimo un posto come ballerino di fila e che non riuscirà neppure ad assicurargli uno stipendio decente. Finiscono per restare relegati per sempre all'interno delle mura invisibili di quell'arte, dedicandosi esclusivamente alla danza e a vivere in un Olimpo fatto di sacrificio e dolore e raramente di successo. Li ammiro moltissimo.

Oltre alla danza lei presenta anche l'aspetto più "economico" della compagnia, con la figura del direttore artistico che passa continuamente dalle prove dei balletti agli appuntamenti con i diversi o eventuali sponsor...
Si infatti, Mr A. non è solo il fondatore della compagnia o il suo ispiratore ma è soprattutto l'uomo che mantiene in vita la compagnia trovandole i finanziamenti necessari. Ed è un personaggio straordinario, perché dev'essere in grado di mantenere una doppia personalità, quella dell'artista che segue e prepara i balletti e quella dell'economo che si aggira per i salotti dell'alta società alla ricerca di soldi. Non è facile riuscire a mantenere l'equilibrio tra questi due aspetti così diversi e contraddittori.

Nel film sono pochissimi gli attori professionisti, gli altri sono tutti ballerini. È stato difficile riuscire ad avvicinare dei non-professionisti alle regole cinematografiche?
A dire il vero è stato più difficile fare "Gosford Park" con quella pletora di attori che avevo a disposizione. Era complicatissimo infatti riuscire a riunirli tutti alla stessa ora e sulla stessa scena. I ballerini invece sono persone abituate alle regole. Erano sempre puntualissimi e seguivano alla lettera tutto ciò che chiedevo loro di fare, senza mai un lamento o una replica. È chiaro che il fatto che non fossero attori ma ballerini ha imposto qualche modifica nel modo di girare. Non essendo abituati a parlare ma ad esprimersi col corpo, ho lasciato loro una libertà quasi totale riguardo alle battute guadagnando così in naturalezza. Sono degli atleti e quello che fanno quotidianamente è faticosissimo ed è difficile riuscire a mostrarlo nella sua totalità. Spero davvero di esserci riuscito.

Una vera sceneggiatura in realtà non sembra esserci veramente. La storia dei due protagonisti è in realtà una semplicissima storia d'amore...
Scelgo spesso delle storie ordinarie, mi piace di più far vedere le cose piccole, i particolari, quelle che non colpiscono l'occhio subito, con le quali però si ricrea una particolare atmosfera. Mi è piaciuto il modo in cui la sceneggiatura presentava quel mondo fatto di colore, musica e movimento.

La musica con "Nashville" adesso la danza. Nel suo prossimo film ha deciso di esplorare un altro mondo artistico?
Per un regista indipendente come me non è mai facile trovare i finanziamenti per i propri film. Attualmente ho tre progetti in ballo, ma sarà probabilmente "Paint" ad essere realizzato per primo. Dovrei riuscire ad iniziare le riprese entro il prossimo autunno. Si sviluppa nel mondo dell'arte contemporanea e in particolare della video-arte. Anche questa volta mi ha attirato il fatto che l'argomento mi fosse totalmente sconosciuto. Gli interpreti saranno Salma Hayek e James Franco.


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