08 Febbraio 2010 - Conferenza
"Shutter Island"
Intervista al regista e al cast.
di Francesco Lomuscio

In anticipo rispetto alla proiezione presso il Festival di Berlino, Leonardo Di Caprio e il regista Martin Scorsese sono approdati a Roma per presentare alla stampa "Shutter island", loro ultima fatica.


Questo è il vostro quarto film insieme. Come è cambiato il rapporto tra voi?
Martin Scorsese: Se è cambiato, si è sicuramente tramutato in una fiducia sempre più profonda del nostro lavoro insieme. Per me, lavorare con Leonardo è sempre una grande ispirazione, perché incanala bene la sua esperienza nel mio lavoro. Oltretutto, ho constatato che abbiamo gusti simili.
Leonardo Di Caprio: Sottoscrivo, non avrei potuto rispondere meglio. Comunque, non è solo una questione di fiducia, da parte mia c'è anche una grande ammirazione per Martin, perché ti rende proprietario del personaggio, ti affida la narrazione, quindi ti dà un profondo senso di potere. E sono pochissimi i registi che fanno questo.

Tra l'altro, sembra un film scritto da Fritz Lang e diretto da Samuel Fuller e viceversa...
Martin Scorsese: Non mi considero ai livelli di Lang e Fuller, ma è per me un onore essere menzionato insieme a loro. Sicuramente, "Shutter island" può essere considerato all'interno di quella linea di film e di quella dei film di Jacques Tourneur.

Nel film, infatti, sembra essere presente un certo debito nei confronti della cinematografia tedesca degli anni Venti e Trenta...
Martin Scorsese: Devo dire che, all'interno della mia formazione, è sempre stata presente la cinematografia tedesca. Uno dei primi film che ho fatto vedere al cast è stato "Vertigine", poi anche "Le catene della colpa".

Nella colonna sonora sono presenti brani di Giacinto Scelsi; c'è una relazione diretta col fatto che questo compositore si sottopose a cure psichiatriche proprio nel periodo in cui è ambientato il film?
Martin Scorsese: C'è un rapporto in base alle emozioni e allo stato psicologico evocato dalla sua musica, ma solo dopo aver terminato il film sono venuto a conoscenza dei suoi trascorsi psichiatrici.

Parliamo del discorso sulla violenza che più volte viene tirato in ballo nella vicenda…
Martin Scorsese: L'elemento che più mi attirò di questa storia è il personaggio di Teddy, perché, nel suo viaggio, la violenza ha un percorso formativo. Poi, si è parte di questo mondo violento, quindi essa rappresenta il debito da pagare.

Oltre al cinema, Leonardo Di Caprio ha altri obiettivi professionali?
Leonardo Di Caprio: Fin da bambino, periodo in cui ho cominciato a recitare, ho avuto i miei eroi, che potevano essere Robert De Niro, Montgomery Clift o James Dean. Nel corso della mia carriera, la mia ispirazione è stata sempre rappresentata dallo sforzarmi di fare quanto di buono hanno fatto loro, ma non mi sono mai sentito arrivato. Quando interpreto un ruolo sono sempre nervoso, perché non sono mai sicuro di aver fatto bene come avrei voluto. Comunque, continuerò sempre a realizzare qualcosa che mi tocca.

Quali sono in questo momento le vostre più grandi paure?
Leonardo Di Caprio: Non saprei come rispondere, ma mi riallaccio alla domanda sulla violenza perché credo che essa, nei grandissimi personaggi rappresentati da Martin, sia il dolore interiore che viene esternato. D'altra parte, la natura umana è fatta di sofferenze che enfatizza in questo modo.
Martin Scorsese: Io penso di convivere quotidianamente con la paura, bisogna conviverci anche se non tutti sono inclini a farlo. Certo, mi preoccupa che questo sia il mondo che erediteranno i miei figli.

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