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03 Novembre 2010 - Conferenza
"Rabbit Hole"
Intervista al cast.
di Andrea D'Addio
Alla conferenza stampa di "Rabbit Hole", presentato al festival del cinema di Roma, c'è solo l'attore Aaron Eckart, straordinario partner sullo schermo di Nicole Kidman. Il film d'origine teatrale (ha vinto il Pulitzer nel 2007 come migliore piéce drammatica) , è uno di quelli che offre grandi possibilità ai suoi interpreti di fare "bella figura". Eckart ci riesce e così il pubblico in sala è subito dalla sua parte.
Come è entrato in questo progetto?
Aaron Eckart: Mi è stato proposto ben tre volte prima che accettassi. Avevo il timore che non fosse nelle mie corde e che la bravura di Nicole Kidman mi avrebbe schiacciato. La stessa Nicole, che è anche produttrice del film, era però convinta che fossi io l'attore giusto e mi ha tempestato di chiamate e messaggi per un buon periodo di tempo. Alla fin ho ceduto, ed ho fatto benissimo. Mentre lavoravamo ogni giorno temevo di non essere all'altezza ma questo è stato un notevole stimolo per me di superarmi sempre.
Il regista, John Cameron Mitchell, è per la prima volta alle prese con un dramma intimista. Come si è trovato a lavorare con lui?
Aaron Eckart: John viene dalla commedia, ma quando ha letto la sceneggiatura se ne è innamorato. Gli è morto il fratello e per questo è stato in grado di entrare molto nell'empatia dei personaggi, è una persona molto profonda ha vissuto la storia che rappresentava come se fosse in prima persona. Lui e Nicole Kidman hanno vissuto in una casa vicino al set per tutto il periodo delle riprese proprio per sentirsi ancora più coinvolti, e nelle ultime settimane mi sono aggiunto anche io. Avevamo camere attigue e bagno in comune. C'era un'atmosfera molto intima, cercavamo di tenere la tragedia il più lontano possibile da noi, ma alcune volte si piangeva tutti assieme sul set. E' tata una vera e propria esperienza, di quelle che non sempre capitano agli attori.
Cosa la spinge a scegliere i personaggi in generale?
Aaron Eckart: Penso che sia importante non apparire troppo e scegliere solo personaggi che ti diano la possibilità di stupire sia te che il pubblico. Più ti esponi, più la possibilità di reinventarti. Ogni interprete ha un proprio potenziale, una gamma di personaggi che rientrano nella sua gamma di interpretazioni, io cerco di non calcare sempre lo stesso, e non sarebbe così se non avessi offerte che me ne danno la possibilità.
Come si è preparato al personaggio?
Aaron Eckart: Come attore è impossibile provare gli stessi identici sentimenti del personaggio che si va ad interpretare. Ho provato però ad avvicinarcimi il più possibile, ho cominciato a frequentare gruppi di persone che hanno vissuto la stessa tragedia, non mi sono inserito facendo finta, ma sono rimasto ad ascoltare le loro storie. Si parla di qualcosa di così doloroso che bisognava trattarlo con estrema sensibilità e rispetto. Ci sono tanti blog e videoblog in cui è possibile documentarsi sul dolore di queste persone, sono video molto intensi, una volta visti il dolore ti possiede.
Pensa che internet abbia aiutato la gente ad elaborare i lutti?
Aaron Eckart: Sono solo un attore, non un filosofo...certo è che trovo interessante ecome sempre più persone si esprimino attraverso i social network, hanno meno inibizioni, riescono ad essere più fedeli a loro stessi e a trovare più facilmente un posto nella società. Io ho 42 anni, non sono vecchio, non sono neanche giovane, ma credo che ci siano tanti modi diversi per comunicare un lutto e anche se si hanno diversi modi di elaborazione, anche se si viaggia su due linee diverse e si hanno tempi diversi l'importante è condividere il proprio dolore con qualcuno.
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