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28 Ottobre 2008 - Conferenza stampa
"Pride and glory - Il prezzo dell'onore"
Intervista al regista e al cast.
di Andrea Giordano
Alla conferenza stampa ufficiale del film Pride and Glory - Il Prezzo dell'Onore, era presente il regista e sceneggiatore Gavin O'Connor e l'attore Colin Farrell.
Il film è molto moderno anche se girato con uno stile classico: come ha lavorato sulla sceneggiatura?
Gavin O'Connor: Quando ho scritto questa storia, insieme a Joe Carnahan, non avevamo in mente nulla di classico, non c'è stata una ricerca specifica.
Man mano che scrivevo, notavo che la sceneggiatura cresceva di spessore, si evolveva.
È un film che certo può richiamare ad elementi come la tragedia greca o Shakespeare, quindi non è possibile "incasellarlo" in un genere, perché gli elementi presenti sono molto diversi.
Come mai ha scelto questo modo di ripresa, così ravvicinato, di spalle?
Gavin O'Connor: Lo stile dipende anche dal taglio che si vuole dare alla storia che si rappresenta.
Volevo che lo spettatore si sentisse il più possibile parte di essa.
Ho capito che fare una ripresa così vitale, energica, dava una sorta di profondità e grandezza a tutto il racconto.
A volte, però, ho voluto dare un senso più claustrofobico, insomma ho cercato di dare spessore al film, anche utilizzando un certo modo di ripresa, che fosse sia oggettivo che soggettivo.
Lei è cresciuto con un padre poliziotto, le è stato d'aiuto nella realizzazione di questa pellicola?
Gavin O'Connor: Sì è vero mio padre era un poliziotto di New York, quindi i suoi aneddoti, la sua vita "di strada", l'ho assimilata bene e ne ho fatto tesoro.
Il mio obiettivo era quello di raccontare della corruzioni nelle istituzioni, per esempio in una città come New York dove la polizia è considerata una sorta di "muro impenetrabile".
Negli ultimi anni hai sempre interpretato ruoli da poliziotto, come mai?
Colin Farrell: Negli ultimi anni ho imparato ad impadronirmi di questi ruoli, sia che fossero poliziotti o soldati come in S.W.A.T.
L'ho fatto anche con il personaggio di Jimmy, un uomo che vive in un contesto ben definito, in dubbio tra etica e morale, con un contrasto interiore molto profondo. È un personaggio difficile da giudicare.
Sono passati 10 anni dal tuo esordio, cosa riesce ancora a regalarti il cinema oggi?
Colin Farrell: Sono più entusiasta oggi di quando ho iniziato la mia carriera.
Questo mestiere mi ha dato l'occasione di crescere e di conoscere, e apprendere, sempre di più.
Negli ultimi anni devo ammettere che avevo perso un po' di interesse nel mettermi alla prova, ora invece mi è tornata quella curiosità che tanto mi stimola ad andare avanti in questo bellissimo viaggio, che è la recitazione.
È importante non ripetersi, ma cercare sempre una varietà di ruoli.
Ti affidi totalmente ai registi o hai con loro una sorta di amore - odio sul set?
Colin Farrell: Adoro collaborare con i registi.
Certo a volte ci sono possono essere dei contrasti ma anche quelli servono a farti crescere e non a diventare un "cattivo" attore, magari troppo presuntuoso.
Con Gavin ed Ed (Edward Norton) sono riuscito a lavorare in maniera straordinaria.
Il flop di Alexander di qualche anno fa ti ha ferito come attore?
Colin Farrell: Alexander mi ha fatto molto male. Il fatto che il film non abbia ottenuto il successo che speravamo, mi ha messo in crisi. Credevo di aver fallito non solo nei confronti di Oliver (Stone), ma anche verso il personaggio che andavo a rappresentare.
Oggi , però, penso di aver ritrovato quella "purezza recitativa", che dopo quella pellicola credevo di aver perso.
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