14 Maggio 2011 - Conferenza
"Pirati dei Caraibi: Oltre i Confini del Mare"
Intervista al regista e al cast.
di Donata Ferrario

Sono arrivati e hanno provocato un delirio. A Cannes sbarca la ciurma dei Pirati dei Caraibi - Oltre i confini del mare, quarto capitolo di una delle serie più amate, stavolta in 3D. Johnny Depp, il simbolo di questo franchise, ha partecipato all'incontro stampa con la new entry Penélope Cruz, il produttore Jerry Bruckheimer, Geoffrey Rush, Astrid Berges-Frisbey (la sirena), Sam Claflin, Ian McShane e il regista Rob Marshall.

Sono passati tre anni dai Pirati dei Caraibi - Ai confini del mondo, cos'è cambiato in Jack Sparrow?
Johnny Depp: Capitan Jack lo sento un personaggio ancora vivo, con molte cose ancora da dire e offrire. Sarà finita con lui quando si capirà che non ha più niente da dire. Affronto Sparrow come tutti gli altri personaggi che interpreto: solo che in questo caso sento che non si è alla fine. Finché ci saranno storie interessanti e registi come Rob Marshall si potrà andare avanti.

Che cosa significa la sfida per Jerry Bruckheimer e Rob Marshall?
Jerry Bruckheimer: Prima cosa è avere tra le mani un'ottima sceneggiatura. Questa è la sfida. Noi ci abbiamo lavorato tanto, in maniera corale: ognuno degli interpreti, da Johnny a Penélope, ha potuto dire la sua e rifinire il personaggio. Con Rob (Marshall, ndr) al timone di questa nave il viaggio è stato più semplice! È quasi superfluo sottolineare che questo è il film di Johnny, cioè di Jack Sparrow: ci auguriamo che il pubblico lo ami con la stessa intensità degli episodi precedenti.
Rob Marshall: Mi è stato chiesto da Jerry e Johnny di prendere le redini di questo episodio: è stato come un sogno che si realizzava, dato che ho sempre voluto realizzare un film d'avventura. La sfida è stata di lavorare a qualcosa di così grande, in una produzione così imponente. Per me un aspetto emozionante è stato anche il dover viaggiare in tutto il mondo per le riprese. Abbiamo iniziato alle Hawaii, poi siamo andati a Los Angeles, a Puerto Rico e a Londra. Jerry è abituato a produzioni di questa importanza, ma né io né molti attori del cast lo eravamo. Una fortuna ma anche una responsabilità. La mia impressione, con questa sceneggiatura, è di essere quasi all'inizio di una saga, non già nel mezzo, come una ventata di freschezza.

Penélope, come e quanto hai potuto partecipare alle scene d'azione, dato che eri incinta?
Penélope Cruz: Intanto ho trascorso due mesi ad allenarmi a Los Angeles con lo stesso team che aveva curato i tre film precedenti, per apprendere le coreografie dei combattimenti… quando abbiamo iniziato le riprese ho fatto quello che ho potuto, senz'altro le sequenze meno pericolose, sempre protetta in ogni mio atto. Sono stati tutti molto gentili e disponibili: il periodo di preparazione precedente alle riprese è stato fondamentale, comunque.
Rob Marshall: Abbiamo riprogrammato parte delle riprese per far sì che potesse interpretarle in prima persona Penélope: non volevamo sostituirla! Nel finale abbiamo chiesto a Monica (Monica Cruz, sorella di Penélope, ndr) di aiutarci in alcune inquadrature larghe ed è stata disponibilissima.

Johnny chi ti ha influenzato nella creazione di un personaggio come Jack Sparrow?
Johnny Depp: Come ho già detto tante volte, nella mia immaginazione il personaggio è un mix tutto particolare tra una rockstar - ma del Diciottesimo secolo - per esempio Keith Richards, e un farabutto, anche se un romantico e simpatico farabutto.

Qual è stata la maggior difficoltà nel girare questo film?
Penélope Cruz: Sicuramente imparare a maneggiare la spada... ma credo che la difficoltà maggiore fosse riuscire a mantenersi seri nelle scene drammatiche con Johnny!

Geoffrey Rush, prima ha lavorato in un film molto meno costoso come Il discorso del Re. Come attore è diverso l'approccio nel promuovere produzioni così diverse tra loro?
Geoffrey Rush: Certo, è molto differente: non solo per il budget, ma per tutto il contesto, quando sei in mare a girare scene, circondato da controfigure, truccatori, assistenti... Mi ricordo che durante le riprese di Ai confini del mondo una volta l'ordine del giorno segnava ottocento persone per il pranzo. Ma come attore non penso che l'approccio sia diverso: personalmente studio lo script allo stesso modo, per entrare e comprendere il mio personaggio, quello che dice e che fa. Che si tratti di un logopedista o di un pirata.

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