22 Febbraio 2006 - Conferenza Stampa
"Piano 17"
Intervista ai registi e al cast.
di Ilaria Ferri


Presenti in sala: Marco e Antonio Manetti registi, Alessandro Passatore co-produttore, Pivio De Scalzi musiche, il cast: Giampaolo Morelli (anche co-sceneggiatore), Enrico Silvestrin, Giuseppe Soleri, Antonino Iuorio, Elisabetta Rocchetti, Massimo Ghini.
Il film è un esperimento coraggioso e particolare della produzione cinematografica italiana: il cast e la troupe hanno accettato di lavorare senza ricevere compenso e contribuendo alle spese per la lavorazione del film. Tutti hanno aderito al progetto sia per amore del cinema, sia perché era un lavoro da svolgere tra amici per il semplice desiderio di farlo. Esperimento di produzione davvero lodevole, che dimostra l'attaccamento alla propria professione e all'arte del cinema. Piano 17 sarà distribuito dalla Moviemax, inizialmente doveva essere in 7 copie, ma poi grazie al passaparola molti esercenti hanno chiesto di poterlo proiettare e si è arrivati per adesso alla distribuzione di oltre 30 copie.


Un cinema italiano diverso è possibile? Come è nato questo inedito modello produttivo?
Marco Manetti: Il basso budget è un 'esigenza ormai, ma d'altra parte è stato anche nella storia del cinema un modo per essere più liberi, per inventare e sperimentare. Per noi è stata la possibilità di gestirci da soli e avere meno preoccupazioni, meno si spende e meno pressioni si hanno.

Avete girato in digitale, dato che la resa è stupefacente, che macchina avete usato?
Marco Manetti: Abbiamo usato una Sony HDV che è un nuovo formato, il risultato ha sorpreso anche noi, il film sembra proprio girato in pellicola! Tra l'altro la videocamera è costata pochissimo in proporzione, neanche 4000 euro quello che è davvero costoso invece è il riversamento in pellicola, che, senza lo sponsor che ci è venuto in soccorso, non avremmo potuto mai fare!

Come siete arrivati al film?
Giampiero Morelli: Pensavamo da tempo di lavorare insieme, avevamo tutti un grande desiderio di lavorare divertendoci, senza pressanti controlli "dall'alto". Abbiamo coinvolto gli altri man mano che scrivevamo il film. Infatti tutti i personaggi sono scritti pensando ad ognuno dei protagonisti, infatti se qualcuno non avesse accettato di partecipare saremmo stati nei guai (risate n.d.r.).

Può essere questo il modo per risollevare le sorti del cinema italiano?
Massimo Ghini: Non penso, non tutti devono fare come loro. Il cinema, dobbiamo riconoscerlo, è un' arte costosa, ma in quanto arte è giusto che sia finanziata e seguita. Loro hanno avuto il merito di essersi rimboccati le maniche per portare avanti un progetto in cui credevano. Tutti noi comunque dobbiamo cedere a dei compromessi per poter fare quello che si desidera di più, i film di Natale per esempio sono un modo per poter guadagnare e poi reinvestire in progetti che altrimenti non vedrebbero mai la luce. Da un punto di vista produttivo, si dovrebbero allargare gli orizzonti anche al cinema di genere, che in Italia oltretutto ha avuto un passato glorioso.

Siete impegnati perché il cinema italiano di oggi cambi?
Enrico Silvestrin: sono certamente sensibile a questo problema, perché è una cosa che ci colpisce tutti e colpisce molto il cinema. Però, per quanto mi riguarda, il mio contributo a questo film l'ho dato divertirmi, poter rendere migliore in film e perché stimo il lavoro dei Manetti, non certo perché voglio fare il produttore o iniziare una crociata. E penso che questo discorso valga anche per gli altri, non eravamo pagati ma abbiamo lavorato tutti con entusiasmo.
Giuseppe Soleri: Sono d'accordo con quanto diceva Massimo Ghini prima, non è questo il modo per risollevare la situazione del cinema italiano.
Antonino Iuorio: non è facile fare questo lavoro cercando di tenere una linea di comportamento coerente, io personalmente non vorrei altro che potermi esprimere in libertà, senza preoccupazioni economiche, ma purtroppo, anche se è brutto, nel cinema non si possono scindere le componenti produttive e quelle artistiche.

Per Elisabetta Rocchetti, cosa ti ha attirato della sceneggiatura?
Elisabetta Rocchetti: in realtà ho sempre seguito il lavoro dei Manetti e avrei voluto lavorare con loro. Dopo il festival di Courmayeur del 2004, la fidanzata di Soleri mi ha contattata e mi ha descritto il loro progetto, inizialmente la cosa mi ha scioccata perché lavorare gratis non è il massimo, però poi ho letto la sceneggiatura, in cui non avrei dovuto ricoprire il solito ruolo da pazza che mi offrono sempre, e allora sono stata felice di partecipare al film. Sono anche convinta che quando si fa cinema solo per fare arte e non solo per guadagnarci su esce sempre qualcosa di buono.



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