05 Febbraio 2008 - Conferenza stampa
"Parlami d'amore"
Intervista al regista e al cast.
di Francesco Lomuscio

Attore idolo delle teen-ager, nonché fratello dell'arcinoto regista Gabriele, Silvio Muccino, affiancato dal cast, ha incontrato a Roma la stampa per presentare il suo esordio dietro la macchina da presa: "Parlami d'amore", tratto dall'omonimo romanzo scritto insieme a Carla Vangelista.

Silvio, è vero che qualche anno fa hai rifiutato una prima offerta di regia perché non ti sentivi ancora pronto per passare dietro la macchina da presa?
Silvio Muccino: Sì, avevo scritto una sceneggiatura ma ero soltanto un ventenne e conoscevo molto poco il lavoro del regista.

Rispetto a un regista esordiente, quanto è stato difficile per uno che si chiama Silvio Muccino trovare i finanziamenti per il film?
Silvio Muccino: Ovviamente, è stato facile, non grazie al mio nome, come potreste pensare, ma agli incassi legati ai film da me interpretati; il cognome, al contrario, è stato per me il fantasma più grande, la cosa più difficile, perché, quando ti chiami Muccino, per fare la regia devi essere un kamikaze.

La storia di "Parlami d'amore" si basa principalmente su due personaggi caratterizzati da una notevole differenza di età…
Silvio Muccino: Tengo a precisare che i personaggi sono nati prima della storia: io ho creato Sasha e Carla Vangelista ha pensato a Nicole, la quale scappa dall'amore, dalla paura di ritrovarsi un sentimento più grande di lei; quindi, la differenza di età serve soltanto a mostrare come un sentimento di questo tipo non si fermi davanti a nulla.
Aitana Sánchez-Gijón: Io non conoscevo Silvio e quando ho letto la sceneggiatura la prima volta ho pianto come una bambina, perché ho amato il personaggio di Nicole e volevo essere lei; è una donna che ad un certo punto della sua vita si è fermata, fino al momento in cui incontra questo ragazzo che le offre l'opportunità di ricominciare a vivere.

Come sono state scelte le attrici che avrebbero poi interpretato Nicole e Benedetta?
Silvio Muccino: Aitana è stata un regalo dei produttori di Cattleya, perché me l'hanno fatta conoscere loro, e mi aveva sorpreso perché provava un grande amore per il personaggio di Nicole; con Carolina, invece, ci siamo incontrati ad un provino che sarebbe dovuto durare un'ora, ma che ha finito per durarne quattro, perché lei è un pozzo inesauribile. Alla fine era Benedetta.

Avete preso punti di riferimento per costruire il suo personaggio?
Carolina Crescentini: E' sicuramente una dark lady, ma non siamo andati in cerca di punti di riferimento; diciamo che, anche se non c'entra nulla, è stato utile il personaggio di "Swimming pool".

Come sono stati coinvolti, invece, Giorgio Colangeli e Flavio Parenti?
Silvio Muccino: Per Giorgio Colangeli ho sempre nutrito un'enorme stima, infatti, pur essendo il suo un cameo, si tratta di una figura appartenente al passato di Sasha, è la presenza del film; Flavio Parenti, invece, è una vera scoperta, ha una capacità di mettersi in gioco e dimenticarsi di sé che altri attori non possiedono.

Come mai così tanti argomenti in un unico film?
Silvio Muccino: Potrei rispondere in mille modi, ma diciamo che, principalmente, ciò è riconducibile al fatto che secondo me la vita è tanta, poi non dimentichiamo che tutto nasce da un romanzo di oltre quattrocento pagine.

Il film è anche ricco di citazioni cinefile, tra cui "L'Atalante"…
Silvio Muccino: E' anche grazie al cinema che ho imparato ad amare, nei film che ho visto ho trovato l'amore; è vero che in "Parlami d'amore" c'è "L'Atalante", ma ho cercato anche di raccontare le suggestioni della fotografia di Vittorio Storaro e dei film francesi appartenenti alla Nouvelle Vague. Per esempio, per la sequenza in cui Sasha e Nicole parlano sul ponte mi sono rifatto a "Fino all'ultimo respiro" di Godard.

Con una storia come questa non pensi di spiazzare il tuo pubblico, da sempre abituato a vederti in storie per teen-ager?
Silvio Muccino: Infatti io volevo spiazzare il mio pubblico, credo che il film parli a tutti, sia ai ragazzi che agli adulti, è un invito ad amare. Gli altri protagonisti del film sono le paure, la fragilità e l'incapacità di mettersi in gioco.

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