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16 gennaio 2005 - Conferenza stampa
"Ora e per sempre"
Intervista a Vincenzo Verdecchi, Carmello Pennisi, Luciano Scarpa, Kasia Smutniak
di Ilaria Ferri
Presenti in sala Vincenzo Verdecchi, Carmello Pennisi, Luciano Scarpa, Kasia Smutniak, Dino Abbrescia, Enrico Ciotti.
Cosa sapevate del Grande Torino?
Luciano Scarpa - Chiaramente sapevamo tutti del tragico incidente, ma quello che ho conosciuto e capito io è stato il valore del sentimento dei torinesi verso il Grande Torino. Questo mi ha fatto riflettere sul valore dei miti. Oggi i miti sono vuoti e commerciali, anche il tifo nel calcio ha perso poesia, il rapporto stesso con lo sport è meno poetico, perché entrano in gioco tanti fattori,come il denaro, che vanno al di là della passione.
Kasia Smutniak - Non conoscevo la vicenda del grande Torino perché sono straniera, ma la cosa che mi ha colpito più di tutte è che i sentimenti legati ad essa sono ancora vivi e molto sentiti, non è solo la storia di una squadra che è morta tragicamente, ma è la storia di tanti ragazzi morti molto giovani e del dolore dei loro cari, oltre che di tutti i tifosi.
Come è nata l'idea del film?
Vincenzo Verdecchi - Un giorno ci siamo incontrati con Carmelo Pennisi e Massimiliano Durante che mi hanno accennato di un loro progetto su un film sui tifosi del Grande Torino, inizialmente ero molto scettico perché in Italia non c'è la cultura dei film sullo sport come c'è in America o in Inghilterra. Dopo aver letto il copione ed essermi sciolto in lacrime però, ho accettato di lavorare con loro, per una serie di motivi: mi piaceva trattare il rapporto tra padre e figlio, l'universalità dei sentimenti, la riscoperta delle cose importanti, quelle che abbiamo perso e poi ritrovato e vogliamo portarci dentro, il poter capire i nostri errori per non ricommetterli.
Sei soddisfatto di come è stato girato il film?
Camerlo Pennisi - Come già accennava Vincenzo, fare film sullo sport in Italia è difficilissimo, se anche l'avessimo potuto girare, la distribuzione sarebbe stata altrettanto difficile.
Per me essere qui con questo film, è come un piccolo sogno che si avvera, tra l'altro è un piccolo successo produttivo, con un budget basso e senza un grande distributore alle spalle, uscire con 30 copie in tutta Italia è per noi già soddisfacente. Senza contare che mi ha dato la possibilità di parlare di mio nonno che quando ero piccolino, mi elencava sempre la formazione del Grande Torino, e ha fatto nascere in me una grande passione calcistica. Sono molto soddisfatto di come hanno lavorato Vincenzo e tutti gli attori: sono davvero bravissimi!
Come mai è stato scelto questo titolo? C'era l'intento di mitizzare?
Vincenzo Verdecchi - Il titolo l'ha scelto Carmelo, era forte e richiamava grandi significati, mi è piaciuto molto da subito!
Camerlo Pennisi - Inizialmente il titolo doveva essere "Per amore del gioco" ma esisteva già un film di Kevin Costner intitolato così (anche se poi fu tradotto terribilmente con "Scelta d'amore"), e ho optato per "Ora e per sempre" che da maggiormente l'idea del mistero che circola intorno all'amore per il Grande Torino, che non è solo dei torinesi o dei tifosi della squadra, ma è un qualcosa che unisce e aggrega anche chi non è appassionato di calcio.
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