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14 Aprile 2006 - Conferenza Stampa
"Onde"
Intervista al regista e al cast.
di Ilaria Ferri
Presenti in sala Francesco Fei, il regista, Anita Caprioli, attrice protagonista e Francesco Torelli, uno dei produttori.
Il regista ci introduce il film e la produzione con qualche parola:
Francesco Fei: L'Apnea Film è una società fondata da me che si occupa principalmente di pubblicità, attività più redditizia che mi permette di poter lavorare a cose che mi interessano e mi coinvolgono di più, in piena libertà. Onde è un film indipendente, che non si è avvalso neanche del contributo statale durante la produzione, anche se poi è stato riconosciuto film di interesse culturale, ha per cui attraversato parecchie difficoltà a livello distributivo. Uscirà inizialmente nelle principali città italiane e poi… vedremo!
Francesco Torelli: Abbiamo cercato di dare una mano a questo tipo di film di qualità, sostenendo una filosofia contrapposta a quella delle major. Facendo un paragone con i fast food e gli slow food, abbiamo cercato di proporre uno "slow cinema": ovvero un cinema particolare, un prodotto diverso, per un tipo di pubblico più attento.
Come è nata la storia del film?
Francesco Fei: all'inizio doveva essere una storia su una persona cieca, volevo raccontare di una persona che era al di fuori del caos di immagini che ci circonda, una persona che nonostante l'handicap è più libera in un certo senso. Ci ho messo molto a scriverla, ho cominciato nel 2000, col tempo la mia attenzione si è spostata sul personaggio di Francesca. In fondo Luca è lo specchio di Francesca… l'handicap di lei è più mentale che reale, si chiude in se stessa e ha problemi a rapportarsi col mondo, lui invece è aperto e più sicuro. In fondo possiamo dire che è il nostro modo di approcciarci alla realtà che condiziona il nostro comportamento.
Anita Caprioli: il personaggio che interpreto è una persona con grandi problematiche interiori, è una metafora: tutti noi ci portiamo dentro problematiche, magari dall'infanzia, che in qualche caso non ci permettono di avere sani rapporti con gli altri. Come diceva Francesco, Luca è il suo specchio le mostra i suoi limiti, e non si tratta di certo della voglia sul volto, cerca di farla mettere in discussione, ma lei si chiude. Probabilmente il suo problema è dovuto anche alla società moderna che ci obbliga ad essere sempre belli, perfetti, in forma e via dicendo…
Francesco Fei: ho cercato di realizzare un film che non fosse pietistico, ma è difficile, bisogna mettersi in gioco sia nel trattare i contenuti che la forma.
Nel film ci sono delle scene in cui la protagonista ricorda dei momenti difficili di quando era una bambina, parlateci di questa metafora.
Francesco Fei: le immagini di Francesca da bambina le ho usate per creare un minimo di empatia col personaggio, dato che Francesca, a causa delle sue problematiche, reagisce spesso in una maniera dura che la rende antipatica, è servito anche per dare un minimo di costruzione, se non proprio psicologica, almeno storica del personaggio. Quello che non volevo assolutamente era mostrare il tema della ghettizzazione del diverso.
Anita, lei è una donna molto bella, come si è sentita a farsi "imbruttire" il viso?
Anita Caprioli: raccontare un donna con caratteristiche particolari è sempre molto stimolante! Mi sono messa al servizio del personaggio e infondo non mi sembra che la voglia sia un elemento di imbruttimento: non è la voglia che imbruttisce Francesca, se la copre col trucco, esteriormente la differenza è minima, è solo dentro di lei.
Francesco Fei: Francesca non accetta se stessa ma fa un lavoro in cui bisogna essere belle, lei ha in se una grande contraddizione, perché sa di essere bella ma solo se copre la voglia.
Anita Caprioli: la verità è che oggi manca la libertà interiore rispetto ai modelli vigenti, ci hanno insegnato a credere alle apparenze.
Il sonoro nel suo film è molto particolare, ci parli delle sue scelte in merito.
Francesco Fei: il cinema è un mezzo dal potenziale espressivo enorme, è caratterizzato da diversi elementi importanti oltre la recitazione. Puntare solo sulla recitazione è un approccio decisamente teatrale che penalizza questo grande potenziale. Per quanto riguarda il suono mi sono rifatto ad importanti autori degli anni '60. Venendo dal mondo del videoclip sono saturo di musica. Volevo proprio lavorare sul suono usando la musica il meno possibile, infatti i pochi brani presenti sono minimalisti (mi riferisco per esempio al brano di William Basinski che accompagna la scena finale del film, che è molto semplice). Anche i suoni d'ambiente sono leggermente distorti, un po' per mostrare come Luca sente il mondo. Inutile dire che anche il titolo, oltre a far riferimento alle onde del mare che comunque accompagnano il peregrinare dei protagonisti, è un riferimento alle onde sonore.
Come ha scelto i luoghi dove è ambientato il film?
Francesco Fei: inizialmente volevo ambientare il film a Londra, lo immaginavo nei Docks. Rifacendomi al tipo di musica di Luca era giusto scegliere dei luoghi postmoderni. Ma poi ho visto Genova, con i suoi carugi e il porto, anche se adesso stanno ripulendo tutto - anche il tunnel dove c'è la funicolare che porta a casa di Luca ora è tutto bello bianco, (risate N.d.R.) - mi sono innamorato di questa città. Mi ci sono trasferito per qualche mese e li è stato scritto e ambientato il film.
Dato il suo difetto alla vista, come mai ha scelto Filippo Timi per la parte di Alex, piuttosto che per quella del protagonista?
Francesco Fei: Filippo è un attore straordinario, ma secondo me non aveva le fisique du role per interpretare il personaggio di Luca, che è più posato, gentile, calmo. Alex invece è grande e con una forte presenza scenica! Quando vidi Ignazio Oliva in "Come due coccodrilli" così pacato, quasi indifeso, capii che doveva essere lui a interpretare Luca.
Ci parli delle vicende produttive, prima di decidere di produrre da solo il suo film, ha chiesto in giro a qualche grande casa di produzione? Ha in cantiere un nuovo film suo?
Francesco Fei: certo, ho provato a bussare la porta ad alcuni, ma arrivavo con le idee troppo chiare, me lo dicevano loro stessi, anche se l'idea del mio film piaceva, mi imponevano cose che non mi piacevano. Volevo fare a modo mio, i miei progetti erano troppo complessi e precisi per affidarmi completamente ad un grosso produttore sperando che non si sarebbe intromesso in nessuna decisione! La mia casa di produzione è sempre attiva con i videoclip, cercando di dare spazio a tanti giovani registi. Mi sto concentrando su piccole produzioni culturalmente valide. Personalmente non so che farò, questa esperienza ha assorbito tutto me stesso oltre che molti fondi (il film seppur co-prodotto con altri privati è costato 400.000 € N.d.R.) e ora che capisco meglio anche certe dinamiche, devo sinceramente ammettere che i mie progetti non sono fattibili al momento.
Il regista è un tipo affascinante, nel modo di esprimersi come in quello che dice, appare molto sicuro di sé anche se in certi momenti forse si intravede in lui un pizzico di intellettualismo. Anita Caprioli è una ragazza minuta, davvero molto bella e altrettanto preparata. Due nuove speranze per un tipo di cinema italiano che potrebbe essere un'alternativa di qualità ai soliti polpettoni strappalacrime e simil-fiction televisive.
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