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03 Settembre 2008 - Conferenza stampa
"Nuit de chien"
Intervista al regista.
di Federica Di Bartolo
Intervistato questo pomeriggio il regista tedesco Werner Schroeter che ha presentato alla Mostra cinematografica di quest'anno il film in concorso "Nuit de chien"
In che modo questa storia è collegata con il mondo dei nostri giorni?
Werner Schroeter: Questa storia parla dell'oggi e del domani, forse il domani sarà terribile, l'unica cosa che fa sopravvivere questo mondo è la cultura e la credenza nelle arti quindi è ovviamente attuale.
Qual'è il suo rapporto con lo scrittore Juan Carlos Onetti cui si è ispirato?
Werner Schroeter: Onetti è un grande poeta e questa sua opera è molto ispirata dalla guerra civile in Spagna, all'epoca si trovava in Spagna, ci si era trasferito da Montevideo, e tutte le morti e gli orrori della guerra gli hanno fatto da ispirazione. Questo non vuol dire però che il libro o il film siano un riferimento diretto alla guerra civile o a Hitler o a qualsiasi altra cosa. Ciò che avveniva in quel momento nel mondo lo ha semplicemente ispirato.
Dove è ambientata questa storia, la città che descrive qual'è?
Werner Schroeter: E' una città immaginaria chiamata Santa Maria ed è così anche nel libro perché, come ho già detto prima, all'autore serviva un posto da cui osservare tutto. Anche Marquez ambienta la sua storia in una città speciale in Colombia, Onetti si è permesso ambientare un opera in un posto immaginario come fa Marquez. Se la domanda si riferiva al luogo dove è stato girato il film, è stato in Portogallo, a Porto.
Come mai avete scelto questa città?
Werner Schroeter: C'è così tanta magia, ha un milione di facce e almeno la notte diventa magica. L'oceano era ripreso di notte e iniziavamo le riprese alle 6 del pomeriggio per finire la mattina alle 6. Il tutto per ben 9 settimane.
La città sembra chiusa in se stessa, sbarrata, lei voleva mettere gli attori in questa situazione?
Werner Schroeter: Si, certo volevo che gli attori girassero per una città dove tutto era chiuso, la stazione era chiusa. Tutto succede in una notte, è un film in notturno.
Come mai avete deciso di cambiare il titolo del film?
Werner Schroeter: Non c'è stato nessun cambiamento al titolo, è un errore, molti anni fa il libro era stato pubblicato in francese con il titolo "Nuit de chien" ed abbiamo deciso di mantenere quel titolo.
Il film si apre e chiude con le stesse frasi, che significa: " La morte verrà quando verrà!" Le ha scelte lei?
Werner Schroeter: Si, naturalmente le ho scelte io, ogni singolo fotogramma del film l'ho scelto io.
Qualcuno dice che tutte le donne del suo film sono "prostitute", l'ha detto anche lei qualche volta, tutti i suoi personaggi sono un po' lo stesso tipo di personaggio, che tipo di violenza vuole rappresentare?
Werner Schroeter: Clara Baldi la donna tanto amata e cercata dal protagonista non esiste o se esiste è diventata l'ossessione di Ossorio ed è il motivo per cui lui torna a Santa Maria. Il protagonista sta cercando con tutte le sue forze Clara Baldi. Questa donna sarebbe una prostituta? Ovviamente non lo è.
Quindi pensa che l'ossessione sia la causa di tutto?
Werner Schroeter: Penso che l'ossessione sia la vera forma di sentimento per l'amore. E' capitato anche a me una volta e questo tipo di ossessione è la morte dell'amore.
Intendo, nella repubblica di Weimar, prima della seconda guerra mondiale, la Germania era una nazione onesta, molto aperta, una piccola nazione, che ospitava la democrazia, e poi cos'è successo? I cambiamenti sono l'identità dell'amore e dell'amare, l'amore è lo scopo di tutto quanto, di tutta la ricerca. L'ossessione è già una perversione di questo amore quindi quello che è veramente molto intelligente da parte dell'autore è che l'autore fa cercare disperatamente ad Ossorio la sua Clara Baldi, ma invece incontra Victoria, che è la figlia di Barcala. Lei non sa che il padre è stato tradito fino a provocarne la morte, ma qui è diverso dal libro. Nel libro invece Barcala è ucciso da una fazione politica avversaria. Victoria comunque è una ragazza, una vera ragazza ossessionata da suo padre è lei la vera partner di Ossorio, infatti loro muoiono insieme, amo questo punto della storia, e la nave parte all'alba senza passeggeri. Si amo questa ossessione, morte d'amore e d'ossessione.
C'è qualche altro libro che le piacerebbe adattare per il cinema?
Werner Schroeter: Ne ho già adattati alcuni in passato, ma mi piacerebbe adattare Malina, perché è il più poetico, lei era una poetessa.
Quanto gli attori l'hanno ringraziata per tutti gli sforzi messi nell'adattare questo tipo di universo?
Werner Schroeter: Gli attori non sono mai un problema, io sono ispirato e loro ispirano me. Noi lavoriamo e viviamo sempre insieme e tutti in questo film sono stati meravigliosi. Mi piace questo film perché è pieno d'energia.
Ci può spiegare come lavora, qual'è l'elemento più importante nei suoi film?
Werner Schroeter: Per me l'attore è la cosa più importante. Parto sempre dalla persona, porto la persona alla parte e la parte alla persona, la persona per me non si può cambiare, è più importante di qualsiasi altra cosa.
Cosa ne pensa dell'apprezzamento tiepido a freddo all'opera, forse non è piaciuto…
Werner Schroeter: Sono solo congetture e le uniche risposte dovranno essere date dal pubblico, non ci sono altre risposte. Bisogna aprire la mente ed usare la fantasia per completare ciò che è lasciato da completare, il pubblico deve essere attore, specialmente nei film molto metaforici come questo, non è un film superficiale, richiede una certa cultura. Se non si ha la cultura non si può capire questo genere di film.
Una domanda sul cast. Ha inserito nel film Pascal Greggory, Bruno Todeschini, Eric Caravaca, Jean-François Stévenin, Amira Casar, Bulle Ogier, alcuni di loro era da molto che non si vedevano sulla scena, cosa l'ha spinta a sceglierli? Le piacevano?
Werner Schroeter: Non ho mai preso un attore che non mi piacesse, quindi certo che mi piacciono.
Dalla sua biografia risulta che lei non ama particolarmente Internet e la televisione?
Werner Schroeter: Penso che la cosa più interessante sia l'invenzione del cellulare e al tempo stesso lo ritengo penso un disastro perché non c'è più bisogno di vedere le persone, ovunque tu sia basta fare una chiamata. Il che rende tutto più "stupido". Comunicare con le macchine è come non comunicare e di certo il computer non è la via di comunicazione più sensuale. E' evidente che questa cooperazione non si fermerà solo per quello che penso io, nessuno può ignorare la tecnologia. Credo che le persone ormai non debbano più sforzarsi molto per trovare le cose, gli basta accendere il computer ed hanno Google ed altre cose, ma non sono mai abbastanza.
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