Nuit de chien
Dopo diversi anni d’assenza dal mondo cinematografico il regista tedesco Werner Schroeter presenta alla 65esima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica la sua nuova creazione "Nuit de chien" tratto dall’omonimo romanzo del 1943 dello scrittore uruguayano Juan Carlos Onetti (Montevideo 1909 – Madrid 1994).
Schroeter, da sempre considerato uno dei più importanti registi del dopo guerra del suo paese, ha già vinto in passato due premi importanti come l’Orso d’Oro del Festival di Berlino ed il Pardo d’oro di Locarno ed ora ambisce al celebre Leone d’Oro di Venezia. Il film è chiaramente un adattamento del testo letterario attraverso lo spirito e la visione del regista coadiuvato anche da Gilles Taurand.
La pellicola è ispirata ad un episodio della guerra spagnola e descrive una fantomatica città sotto assedio e divisa internamente fra fazioni rivali che si contendono il potere attraverso tradimenti e fittizzie alleanze. E’ in corso una vera e propria guerra civile in cui il protagonista si trova coinvolto appena giunto nella stazione ferroviaria di Santamaria. Il quarantenne Ossorio, interpretato da Pascal Greggory, ha lavorato per tutta la vita come medico e allo scoppio della guerra è partito con il grado di colonnello a combattere al fronte sulle montagne. Variamente sconfitto riceve la telefonata della sua amata Carla che lo esorta a tornare a casa al più presto. Sono passati diversi anni dall’inizio del conflitto e la città è irriconoscibile a causa della guerra civile, è abitata da pochissimi disperati che convivono con la fame e il colera. Un panorama di violenza, corruzione e desolazione tratteggiato con tinte scure tendenti all’ocra e al marrone, ispirato probabilmente dal dipinto allegorico con cui apre il film, un quadro di cui non si vedono che pochi particolari, ma che ricorda le opere del 700 - 800 dominate da satiri e altre figure mitologiche. La storia si sviluppa attraverso un ritmo molto lento, che non sembra voler diventare mai vivace, neppure nei momenti d’azione. "Nuit de chien" è come una serie di quadri diversi sistemati uno dopo l’altro per cercare di raccontare un dramma lontano, nel tentativo di far riflettere lo spettatore attraverso il sogno visionario. La presenza dell’elemento onirico è predominante, tutto sembra svolgersi attraverso un sogno che dà vita alla celeberrima "quarta parete" del teatro, lasciando lo spettatore come avulso dalla storia, senza permettergli una partecipazione emotiva, ma esortandolo ad uno sforzo intellettuale.
Come le precedenti opere del regista Schroeter anche quest’ultima è condita con elementi allegorici, che rendono "Nuit de chien" una pellicola impegnata, che richiede l’attenzione e lo sforzo dello spettatore per decifrarne gli accadimenti e le possibili pieghe e sviluppi della storia. Le sensazioni dei vari personaggi non sono espresse chiaramente, non trapelano dai volti, ma dai gesti e dalla voce. L’atmosfera è apocalittica, ma il protagonista non demorde e prosegue la sua ricerca di Carla, la donna che tanto ha amato e di cui ha notizie confuse e contraddittorie, che lo spingono ad incontrare i diversi capi delle fazioni che si contendono la città tra cui il crudele capo della polizia segreta, interpretato da Bruno Todeschini e il nuovo capo del partito di sinistra, rappresentato da Jean-François Stevenin. Vi è un’ambiguità predominante favorita anche dalla complessità dei quadri e dalle scene molto spesso talmente scarne da ricordare quelle di un teatro d’opera, dove è la musica a fare da amalgama alla storia.

La frase: "Amici... una parola cancellata dal mio dizionario molto tempo fa".

Federica Di Bartolo

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