04 Aprile 2007 - Conferenza stampa
"Mr. Bean's holiday"
Intervista al protagonista.
di Federico Raponi


Rowan Atkinson, per presentare "Mr. Bean's holiday", ha tenuto anche una conferenza stampa a Roma.

Torna dopo molto tempo dal primo film...
Rowan Atkinson: di solito per un sequel trascorrono 2 anni. In questo caso ne sono passati tanti, e per questo il titolo del film è "Mr. Bean's holiday". Se si fosse chiamato "Mr. Bean 2" la gente avrebbe chiesto: "perchè, c'è stato un 1?" .

Ha collaborato alla sceneggiatura?
Rowan Atkinson: Come mio percorso artistico seguo ogni singola fase del processo creativo. La parte più importante è quella della sceneggiatura: non sono uno scrittore, ma cerco di guidare chi lavora al testo, anche perchè sono il maggior esperto di Mr. Bean, lo conosco bene. In questo film sia il regista che lo sceneggiatore non avevano mai avuto a che fare col personaggio, per cui davo indicazioni su quali scene potessero funzionare o meno. Una caratteristica che differenzia "Mr. Bean's Holiday" dalle altre pellicole è che sceneggiatura e riprese non sono in sequenza, ma il lavoro si è svolto tutto insieme, partendo dalla frase sintetizzata nel titolo. Da lì si è cominciato a discutere, e dallo scambio creativo di idee si è passati alla sceneggiatura.

Il film è un omaggio a Jaques Tati?
Rowan Atkinson: Non posso che riconoscerlo, è una presenza nel mio subconscio. A 17 anni ero responsabile della biblioteca cinematografica della scuola e vidi "le Vacanze di monsieur Hulot. Per me fu un'epifania, l'apertura di una porta su un giardino segreto. Però il personaggio di Tati è completamente diverso: Bean è più vendicativo, bambinesco, ama essere al centro dell'attenzione.

Ci sono altri riferimenti alle comiche classiche?
Rowan Atkinson: Tutto rimane nell'anima, anche inconsapevolmente. Conoscevo Stan Laurel e Oliver Hardy e Charlie Chaplin, ma non avevo una grande cultura delle comiche mute hollywoodiane. Non avevo visto nulla di Buster Keaton fino all'inizio del film, e non mi ha influenzato particolarmente. Come invece ha fatto molto Tati e, come per mr. Bean, il cuore della sua comicità non è velocità, ma dimostra che ci può essere anche con i tempi lunghi. Ad esempio nella scena dell'autostop, che abbiamo dilatata. La comicità si basa sul ritmo, breve o veloce che sia, purchè costante. Chaplin e Keaton sono acrobatici e fisici, Bean è più vicino a Tati.

Rispetto alla comicità politicamente scorretta di Borat?
Rowan Atkinson: Borat mi piace moltissimo. Io amo la comicità di chi entra nella pelle del proprio personaggio, che viene investita così di una personalità vera e propria. Bean è un bambino di 10 anni senza interessi culturali, politici, e non si esprime attraverso la parola. Questa è la sua bellezza, ha una comicità che và al di là del tempo specifico, si troverebbe bene in qualunque momento storico. Anche per questo non ho avuto esitazione a rientrarci, non rischiava di perdere il ritmo della comicità contemporanea. Tratta tutti allo stesso modo, e fa sempre le cose sbagliate da un punto di vista adulto. Si potrebbe dire che è "socialmente scorretto".

Fa uso dell'improvvisazione?
Rowan Atkinson: Ce n'è, e molta, soprattutto mesi prima nelle prove, e poco durante le riprese. Improvviso visivamente più che verbalmente.

Si sente prigioniero del ruolo?
Rowan Atkinson: Mi trovo perfettamente a mio agio. Rivesto felicemente la pelle di Bean, e senza difficoltà la tolgo. E' divertente e interessante, se avesse sovrastato la mia personalità sarebbe stato diverso. In Inghilterra recito anche altri personaggi, altrettanto noti, quindi non sono conosciuto solo per questo e non mi sento limitato.

Mr. Bean potrebbe trovare l'amore?
Rowan Atkinson: Due anni fa, quando la sceneggiatura era in fase di sviluppo, la storia doveva essere sul signore e sulla signora Bean, romantica e a lieto fine, col personaggio che si sposava. Ma esistono troppe pellicole analoghe, per cui volevamo dare un contributo che fosse diverso e più nostro. E poi Bean è un bambino, e i bambini non si sposano. E' asessuato, mi troverei in difficoltà a vederlo in situazioni amorose.

Cosa combinerebbe Bean a Roma?
Rowan Atkinson: Purtroppo non la conosco bene, è difficile immaginarlo. Bean potrebbe essere alle prese col traffico, ma anche con un rubinetto che perde. Qualsiasi sfida potrebbe diventare una situazione comica. Bean funziona ovunque, infatti nel film interagisce con una cultura che non conosce, con persone che non parlano la sua lingua.

Ci sarà un nuovo episodio?
Rowan Atkinson: E' improbabile che io vesta di nuovo i panni di Bean. E' molto fisico e gestuale, e non è stato semplice riprendere a 10 anni di distanza. Se dovesse passare altro tempo, con la forza che richiede non gli si farebbe un buon servizio.

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