Brad Pitt su L'arte di vincere

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Brad Pitt su L'arte di vincere

Sono stato molto coinvolto dalla vicenda di questi due uomini che, a causa della necessità, hanno sfidato le convenzioni della loro professione. La loro squadra aveva un budget di 38 milioni di dollari e si trovava a competere con squadre che avevano a disposizione 120 milioni di dollari, con altri 100 milioni di riserva. E non c'è modo di avere una sfida alla pari. Dunque questi uomini hanno dovuto reinventare il baseball e le sue regole. Hanno dovuto fare tabula rasa e ripartire da zero.
Billy Beane afferma di non aver voluto prendere decisioni emotive, di non voler essere troppo coinvolto: lui voleva comprendere il processo e il risultato di questo processo, e dopo prendere una decisione chiara ed equilibrata. Ho guardato e riguardato il girato durante il montaggio, così da poter prendere le distanze da me stesso come attore. In questo modo so quando qualcosa funziona e quando invece non funziona.
Per molti aspetti, Billy si è battuto contro un'istituzione, un'istituzione a cui molti individui di grande intelligenza hanno dedicato la propria vita. Nell'istante in cui cominci a mettere in discussione una sola di queste regole, rischi di essere bollato come un eretico o di essere trattato come uno stupido. Questi uomini hanno dovuto fare un passo indietro e chiedersi: "Se inventassimo questo gioco oggi, lo realizzeremmo in questo modo? Un sistema che ha funzionato per centocinquant'anni per noi non è adatto": ecco, penso che questo ragionamento sia applicabile ai momenti di cambiamento che stiamo sperimentando oggi.


Il libro non è affatto una storia convenzionale, e per rendergli giustizia Bennett Miller ha deciso di non voler dirigere una pellicola convenzionale. Abbiamo avuto tutti una grande passione per questo progetto, e il desiderio di Bennett era di fare un certo tipo di film che ha alla fine ha costituito il prodotto arrivato sul grande schermo. La sceneggiatura ha attraversato molte evoluzioni, e c'è voluto bisogno del contributo di ciascuno, fra cui quello di Bennett, e la partecipazione di varie persone del mondo del baseball per produrre ciò che alla fine è arrivato sullo schermo. Io sono stato profondamente coinvolto in questo progetto, e sono molto felice del risultato finale.
Il film parla del nostro modo di valutare le cose: come ci valutiamo l'un l'altro; come valutiamo noi stessi; e come decidiamo chi è un vincente basandoci su queste valutazioni. Il film si interroga sulla stessa idea di cosa definisce un successo, e attribuisce un grande valore a questa tranquilla vittoria individuale: la vittoria che non è stampata sui titoli dei giornali o risulta necessariamente in trofei, ma che, per Beane, diventa una specie di Everest personale. Alla fine della giornata, tutti noi speriamo che ciò che stiamo facendo abbia qualche valore, che avrà un significato, e penso che questo sia l'obiettivo del protagonista. I giocatori ingaggiati da Beane consideravano se stessi dei falliti, e improvvisamente gli è stata data l'opportunità di scendere in campo, di mostrare il proprio valore e di cambiare le regole del gioco.



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