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01 Marzo 2010 - Conferenza
"Mine vaganti"
Intervista al regista e al cast.
di Ilaria Ferri
Presenti in sala: Ferzan Ozpetek (autore e regista), i protagonisti: Riccardo Scamarcio (Tommaso), Alessandro Prezioni (Antonio), Ilaria Occhini (la nonna), Carolina Crescentini (la nonna da giovane), Ennio Fantastichini (il padre Vincenzo), Lunetta Savino (la madre Stefania), Elena Sofia Ricci (la zia Luciana), Nicole Grimaudo (Alba) e inoltre l'autore del soggetto e della sceneggiatura Ivan Cotroneo, e il produttore Domenico Procacci.
Il parterre è pieno di attori e attrici affascinanti, tra loro c'è anche Patty Pravo che ha contribuito alla colonna sonora con la sua ultima canzone Sogno.
Ozpetek introduce il suo film affermando che ha avuto un ottimo successo al Festival internazionale del cinema di Berlino e che la pellicola è stata comprata in ben quindici paesi. Sembra che anche Madonna si sia complimentata con lui definendolo "un regista geniale". Interviene anche Domenico Procacci informando la platea che il film verrà distribuito in 500 copie in tutta Italia, più 10 copie sottotitolate per i non udenti. Una iniziativa che non trova ancora moltissimo successo tra gli esercenti, ma che è decisamente apprezzabile.
Il regista continua la sua introduzione prima che comincino le domande:
Ferzan Ozpetek: "Mine vaganti" è stato girato in un periodo felice per molti di noi. La vita sul set è stata molto piacevole e il film è nato dalla collaborazione di tutti, anche Cotroneo era spesso sul set. Nei miei film metto sempre tutto ciò che sono, o che vivo e vedo intorno a me. Mi sono ispirato a racconti di amici e ovviamente anche alla mia esperienza personale, per esempio il personaggio di Elena Sofia Ricci (la zia Luciana n.d.r.) è basato su tre zie che hanno accompagnato la mia infanzia, lei le incarna tutte nei loro tratti salienti, ed è stato un divertente e bellissimo tuffo nel passato.
Che significa la frase che viene pronunciata nel corso del film "non siamo più nel 2000 ma nel 2010"?
Ferzan Ozpetek: nel 2000 eravamo tutti più ottimisti, speranzosi verso il futuro e aperti verso il prossimo, le cose si accettavano con più facilità. Poi il mondo è cambiato tanto, dopo l'11 settembre è cambiato tutto, oggi c'è più sospetto e chiusura.
Le donne in "Mine vaganti" sono tutte molto affascinanti…
Ferzan Ozpetek: mi piace vedere il fascino e la bellezza sullo schermo, infatti anche gli uomini non sono da meno, ma preferisco lasciare la parola alle signore.
Nicole Grimaudo: grazie per il complimento! Anche se ho dovuto tagliare i capelli e per me è stato quasi un trauma, con Ferzan ho lavorato benissimo, abbiamo costruito insieme il personaggio, spesso eliminando molto, cercando di comunicare anche solo con uno sguardo.
Elena Sofia Ricci: tutte affascinanti non proprio… per rendermi come mi avete vista ci volevano ogni giorno due ore di trucco, eh (risate n.d.r.)! In questo film mi sono davvero messa alla prova come donna, ma sono molto felice di aver lavorato con Ferzan, soprattutto perché non mi ha fatto fare di nuovo il ruolo della madre di famiglia (risate n.d.r.), ma un personaggio pieno di ironia e malinconia al tempo stesso.
La scena dei dolci in cui è protagonista Ilaria Occhini ricorda molto quella de "La finestra di fronte", è un'autocitazione?
Ferzan Ozpetek: mah, mentre le scrivevamo o giravamo non ci ho pensato a dire la verità. Ci sono cose che ritornano nella nostra vita o nel nostro lavoro semplicemente perché ci hanno segnato profondamente. L'idea che mi solleticava invece era mischiare il funerale e il matrimonio di una donna, due momenti davvero importanti.
Ilaria Occhini: girare questa scena è stato molto liberatorio, sensuale e tragico allo stesso tempo. Per tutta la vita il mio personaggio si è costretto a fare qualcosa che non voleva: il matrimonio, la rinuncia all'amore, la sopportazione e il silenzio, l'unico atto di ribellione della sua vita è anche un atto liberatorio.
In questo film c'è un ritorno alla commedia, è stata una scelta forte, ce ne parli.
Ferzan Ozpetek: ho voluto giocare col dramma e la commedia, è importante imparare a ridere delle cose anche più difficili. Come dice Ilaria, è stato un film molto liberatorio da tanti punti di vista, non mi sono preoccupato del giudizio degli altri, se il film fosse contro tendenza rispetto agli altri che ho girato e cose del genere.
Sono molti i temi trattati nel film: la critica sociale, la diversa apertura dei giovani verso la diversità rispetto agli adulti, il rapporto tra fratelli, il melò, la contrapposizione tra la vita a Roma e la vita in Puglia che fa pensare a Signore e signori di Germi (1965), ce ne parli.
Ferzan Ozpetek: ringrazio del paragone lusinghiero, ma ho semplicemente voluto realizzare un film corale che trattasse i rapporti tra i componenti della famiglia, tra Tommaso e Antonio, tra i figli e il padre e via dicendo, il resto è venuto di conseguenza. In realtà è stato un vero e proprio film di cambiamenti: ho deciso di spostare la location a Lecce piuttosto che a Roma come negli altri miei film, ho lavorato con persone nuove, ho fatto tanti incontri interessanti. Sono molto legato al Salento, ciò che amo della città di Lecce sono proprio le persone, così aperte e ospitali con il prossimo, è una città che mi ha dato tantissimo.
Il rapporto tra i due fratelli richiama molte saghe letterarie, come avete lavorato su di esso?
Alessandro Preziosi: secondo me il rapporto tra Tommaso e Antonio è la cosa più commovente del film. C'è un punto in cui si dice che il destino dei due fratelli è di sottrarsi sempre qualcosa a vicenda, non riescono a godere insieme della propria felicità. Antonio mette in difficoltà Tommaso per affermare e liberarsi della propria frustrazione. Io ho fatto migliaia di domande sia a Ferzan che a Ivan, anche con Riccardo ci siamo aiutati a vicenda, spesso mettendoci in difficoltà l'uno con l'altro per capire e chiarire le dinamiche tra i personaggi.
Riccardo Scamarcio: ci siamo trovati subito bene a lavorare insieme. La mia scena preferita del film è quella in cui ci picchiamo, è proprio il momento in cui comunichiamo di più e meglio quello che i due fratelli hanno dentro. In realtà ero preoccupato molto per il mio personaggio, perché è un personaggio passivo, che reagisce invece di agire e crea poca empatia con lo spettatore rispetto a personaggi come la nonna o la zia Luciana. Ho dovuto lavorare molto su Tommaso per comprenderlo appieno, è un personaggio delicato e molto sfumato.
Come ha affermato, questo è un film di cambiamenti, lo si nota nella nuova "ambientazione" che non è più quella della famiglia che ci si sceglie, quella degli affetti, ma è quella di sangue. Come mai questa scelta?
Ferzan Ozpetek: non sono mai stato contro la famiglia, ma forse alla mia età si comincia a riflettere di più sui rapporti con i propri famigliari, per esempio con mio padre che purtroppo non c'è più e con il quale molti conti rimarranno in sospeso. In fondo di amici e famigliari più ce ne sono e meglio è, quello di cui voglio raccontare è proprio il mondo degli affetti, non importa se di sangue o meno.
Lunetta Savino: sono rimasta molto colpita da come Ferzan ha saputo mettere in scena il contrasto tra la famiglia tradizionale e la comunità gay. La famiglia oggi non è messa molto bene, tutti hanno dei problemi, tradimenti e ipocrisie, i ragazzi che irrompono nella loro vita accettano molto di più loro stessi e la loro interiorità.
Ferzan Ozpetek: beh i ragazzi li vediamo in un momento di vacanza, allegri e spensierati, magari anche loro hanno vissuto o vivono inferni personali, ma non li abbiamo raccontati.
Ennio Fantastichini: anche io sono padre, la vicenda mi ha toccato moltissimo. Ma secondo me la parola omosessuale ha già di per sé una connotazione razziale, soprattutto in questo periodo di grande omofobia e violenza. L'Italia sta diventando un paese di cui non mi piacciono le posizioni e le persone. Ci sono scelte di vita che sono private, che non sono importanti per connotare una persona. Ai genitori dovrebbe importare solo se i figli sono felici. Questo film per le modalità in cui è fatto, comunica tantissimo. Ho tentato di mostrare come il mio personaggio è vittima degli stereotipi. Sarei molto contento se riuscissi a suscitare dei dubbi a chi ne è altrettanto vittima e a mettersi in discussione.
Elena Sofia Ricci: sono totalmente d'accordo con Ennio, questo è un film sull'amore, non conta l'eterosessualità o l'omosessualità. Penso che la scena che lo dimostri, che è anche quella che mi ha colpito di più sia quella in cui i vivi si ricongiungono ai morti per una danza finale. È qualcosa che tutti noi vorremmo fare per riabbracciare le persone che abbiamo perso, ma che purtroppo non c'è permesso.
Sulle parole commosse che Elena Sofia Ricci pronuncia con un fil di voce, si chiude l'intervista al cast che si è contraddistinta per momenti di allegria, soprattutto quando Riccardo Scamarcio ha simpaticamente raccontato del cruccio di doversi tagliare i capelli più volte durante le riprese, e momenti più seri o emozionanti come l'ultimo che ci ha regalato l'attrice fiorentina.
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