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06 Settembre 2005 - Conferenza stampa
"Mary"
Intervista al cast ed al regista.
di Andrea D'Addio
Quando Abel Ferrara entra in sala per presentare alla stampa la sua ultima fatica, un lungo applauso lo accompagna fino alla postazione. Il film è piaciuto ai più, così come il suo protagonista Forest Whitaker, anche lui applauditissimo. Accanto alle due star americane, l'italianissima Stefania Rocca che nel film ha una piccola, ma significativa, parte.
Come mai questo film adesso? E' stato forse cercato di rispondere, sfruttando il momento, al lavoro di Gibson?
Ferrara: Avremmo fatto il film comunque, a prescindere da Gibson. Da tempo volevo farlo, ben prima che Gibson sbancasse i bottechini o i libri di Dan Brown diventassero best sellers. Ci tenevo molto.
I personaggi del film sono tutti parte di lei?
Ferrara: Innanzitutto fare un film non significa farlo da soli. Io ho un'idea di fare cinema che mi è stata insegnata in America. Il film è una piramide inversa. Si parte da u'idea e la si amplia tutti assieme, allargandola. Alla base rimane la punta, l'idea. Sopra c'è tutto il film, l'idea tua e quella degli altri.
Ma quale figura del terzetto protagonista le assomiglia di più?
Ferrara: All'inizio volevo parlare di come un attore che faceva una parte importante come quella di Maria Maddalena non riuscisse ad uscire dal ruolo, da ciò che aveva imparato. Poi mi sono chiesto come un giornalista viva i momenti che racconta. Mi piacerebbe essere tutto. Un giornalista, un interprete, un regista, uno scrittore, un poeta. E' per questo che amavo Pasolini, lui era tutto questo. Le cose le viveva da più prospettive.
Qual è l'apporto della tv alle questioni sollevate nel film?
Ferrara: La tv presenta le cose. Sta all'uomo viverle. Ad un certo punto nel film bisogna passare dall'altra parte dello schermo, ma bisogna essere onesti con se stessi.
Io sono cresciuto da cattolico, ma se uno fa un film in cui viene riproposta l'Ultima cena, uno si chiede su come potrebbe esser stato quel momento. Bisogna rimanere nel dubbio,ma il giornalista deve sapere quando lasciare il microfono ed entrare in scena.
Questo film può indicare la strada alla gente o ad altri registi che vogliano approcciarsi a queste storie?
Ferrara: Il nuovo modello della società è "Ciascuno per se" Dal mio punto di vista l'11 Settembre è stato il segnale d'allarme.
Quanta libertà ha ricevuto dalla produzione?
Ferrara: Se non si ha libertà non si può fare un film da regista. So che ci sono registi in America che hanno ceduto la propria responsabilità alla produzione, ma non li chiamo registi anche se per certe cose, li capisco.
Rocca,l' esperienza con Ferrara…
Rocca: Sono stata benissimo. Con Abel è bello perché ti rende partecipe del progetto creativo. Legge, rimonta, reinventa. Capita che tu ti presenti in scena sapendo già a memoria le tue battute, e lui te le cambi tutte facendoti capire che è meglio così. Lui va' d'istinto, va' di cuore, ti stimola a trovare dentro di te quel qualcosa in più.
A Whitaker…Dopo Ghost dog, un altro personaggio spirituale…
Whitaker: Quando Abel mi ha chiesto di fare questo film per la prima volta, ho devuto studiare molto. Mi sono rifatto alla Bibbia, a Vangeli che non conoscevo. Dovevo capire come comunicare con Dio. Ho trovato materiale su come cercare se stesso. Lo faccio per ogni personaggio che devo interpretare. Cerco sempre di spingermi oltre.
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