31 Agosto 2009 - Intervista
"L'ultimo ultras"
Intervista al regista.
di Francesco Lomuscio

In occasione dell'uscita cinematografica de "L'ultimo ultras", abbiamo incontrato a Roma il regista Stefano Calvagna.

Girava voce che il tuo film avrebbe riguardato il tragico caso di Gabriele Sandri…
Stefano Calvagna: Assolutamente no, non l'ho fatto su nessuna curva e neanche su Gabriele, ci terrei a smentire questa falsa notizia che è stata tirata fuori per strumentalizzare e denigrare un prodotto di cui nessun ultras laziale ha fatto parte. Se vogliamo fare un riferimento a fatti italiani si potrebbe parlare al massimo di Spagnolo, per chi conosce quel mondo, ma si tratta di un riferimento del tutto involontario.

Quanto è costato il film, in quanto tempo lo avete girato e in quante copie uscirà?
Stefano Calvagna: Il film è costato circa 700000 euro, lo abbiamo girato in tre settimane e usciamo in 50 copie il 4 settembre 2009 in tutta Italia, ma il 3 faremo un'anteprima all'Uci Bicocca di Milano, dove saranno presenti Inzaghi, Ambrosini, Gattuso e parecchi giocatori del Milan, ma anche molti personaggi dello spettacolo, tra cui Roby Facchinetti dei Pooh, perché curiosi di vedere come è stata affrontata questa tematica. Comunque, credo che anche il 4 a Roma ci saranno altri calciatori. Tra l'altro, io che sono un laziale, ho scoperto con "Il lupo" di avere due fan della Roma: Aquilani e Mexes, i quali sono venuti addirittura a pagamento a vedere il film e poi alla festa organizzata per l'occasione. La cosa mi ha fatto molto piacere e si è replicata con "Il peso dell'aria". Oltretutto, io non ho mai avuto un euro dal Ministero per fare un film e neanche per distribuirlo, ne è testimone il mio musicista Riccardo Della Ragione, che è qui davanti a noi e mi accompagna da dieci anni in tutte le colonne sonore.

Visto che hai aperto il discorso, come avete lavorato sulle musiche?
Stefano Calvagna: Inizialmente, ho detto a Riccardo volevo una colonna sonora lirica per ottenere un'esaltazione alla Stanley Kubrick sulle scene di battaglia, ma ho pensato che in Italia non siamo pronti per queste cose e ci sarebbe stata poca carica a livello emotivo nelle sequenze di arrivo allo stadio. Alla fine, la lirica la abbiamo inserita ugualmente all'interno del film, ma abbiamo deciso di lavorare su qualcosa di più teso, tosto, tipo Rolling stones.

Parlando dei tre personaggi femminili, puoi raccontarci come hai preparato quello di Giulia Elettra Gorietti, che forse è il più cinematografico perché surreale?
Stefano Calvagna: Francesco sei un grande perché nessuno in conferenza stampa mi ha fatto questa domanda. Quella ragazza con il violino è un angelo, una figura esoterica che ho tirato fuori perché, seppur peccatore, io sono un credente e credo che tutti abbiamo un angelo che vediamo soprattutto nel momento in cui facciamo una riflessione. E' un angelo che vede soltanto il protagonista, non gli altri; ho pensato anche che qualcuno non avrebbe capito il senso della sua presenza, ma io faccio cinema non fiction, quindi non devo stare a dettagliare ogni cosa. Sicuramente molti ultras si chiederanno cosa c'entri la ragazza con il violino in quelle scene.

Come testimonia la didascalia che apre il film e come hai sempre raccontato, sei un vero ex ultras e l'argomento già lo avevi accennato ne "L'uomo spezzato", che hai diretto nel 2005. Come mai sono passati diversi anni e diversi film prima di dedicare un intero lungometraggio al tema?
Stefano Calvagna: Perché penso che sia necessaria una certa maturazione e convinzione nell'affrontare un argomento così importante. Io non ho certo fatto una corsa con nessuno per fare questo film, ma ora si stanno sbrigando tutti; ho sentito che Bonivento vuole fare "Ultrà 2" con Claudio Amendola a cinquant'anni e una trama allucinante (ride). A livello emotivo ho sentito che questo era il momento giusto per fare un film del genere, e chi meglio di me, che ho vissuto di persona l'esperienza, può capire come si sta sia da latitante che da ultras? Ho praticamente fatto un binomio di situazioni reali.

Oltretutto, il tuo film potrebbe spingere molti a credere che si tratti del sequel di "Ultrà", ma la tua è una visione del tutto diversa da quella che fornì Ricky Tognazzi…
Stefano Calvagna: La prima differenza tra quel film e questo risiede nel fatto che qui non si fa riferimento a nessuna squadra, mentre lì si descriveva il tifoso della Roma e neanche bene, tanto che il film fu boicottato dagli stessi tifosi romanisti davanti ai cinema. Fu una cosa veramente indegna, perché fecero nomi di gruppi quali Opposta fazione senza poterlo fare, senza l'autorizzazione di nessuno, quando ci vuole rispetto e ci sono codici ultras che bisogna conoscere prima di girare un film. Poi io ho fatto un film dove non c'è un'istigazione alla violenza, ma una riflessione sulla violenza, che c'è perché gli scontri sono veri, abbiamo avuto perfino sette feriti sul set.

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