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08 Settembre 2005 - Intervista
"La sposa cadavere"
Intervista "FACCIA A FACCIA" con il regista Tim Burton.
di Andrea D'Addio
Ad un paio di giorni di distanza dalla prima proiezione di "La sposa cadavere" abbiamo incontrato Tim Burton nell'esclusiva terrazza sul mare dell' Hotel Des bains. Sullo sfondo il mare, in alto un sole che seppur non scaldi troppo permette di rimanere in maglietta. Davanti invece c'è lui: Tim Burton, vestito rigorosamente in nero. Jeans, maglioncino, anfibi e degli occhialoni scuri dalle lenti blu. Il look è quello che ci saremmo aspettati da un tipo come lui. I modi: migliori di qualsiasi rosea aspettativa. Si alza, ci stringe la mano e si rimette a sedere. Quell'emozione che fino a qualche secondo prima attanagliava, si dissipa in un secondo. Non dobbiamo intervistare un divo, ma un cordiale sognatore…
Si inizia...
Anche nella fiaba russa da cui trae spunto "La sposa cadavere", il mondo sotterraneo è così vitale, oppure è una tua creazione?
Nel film c'è davvero una piccolissima parte della fiaba originale, quasi tutto è stato il frutto del nostro lavoro.
Volevo rappresentare un forte contrasto: da una parte questa società repressa e repressiva che è la terra dei vivi, dall'altra quest'altro tipo di vita rappresentata come la terra della morte.
Nei suoi film di c'è sempre una forte contaminazione tra il mondo dei "normali" e quello dei "diversi". Eppure sia in "La sposa cadavere" che in "Nightmare before Christmas", ovvero quando si tratta di fare film di animazione, dove non c'è limite alla fantasia, i due mondi si incontrano, ma rimangono ben distinti. Come mai?
E' un'analisi giusta, c'è una stretto rapporto fra i due ambienti. Sono come delle persone e rappresentano ciò che accade nelle relazioni. Le relazioni posssono rompersi. Ci puoi trovare i tentativo d'amare, il rimorso, la passione la tristezza. Dove c'è amore ci puoi trovare la tristezza e così c'è chi si rifugia in un angolo. E non ci si incontra più.
Come scegli i colori del film, cosa vuoi che rappresentino?
I colori sono fortemente legati ai personaggi e alla situazione. Ci sono i vivi e c'è la terra dei morti. Come il mondo, si tratta di un insieme di colori che si mischiano l'uno con l'altro. I colori cambiano come il tempo, c'è il sole, le nuvole, le ombre. Ciò che è chiaro diventa scuro. I colori rappresentano la vita e la morte.
Ultimamente nelle sue storie, a differenza di quanto accadeva nei suoi primi film, troviamo sempre qualcosa di speranzoso. E' lei che è cambiato?
Si, c'è qualcosa che ho cambiato, ma è legato alla tecnica dell'animazione, dove le storie sono molto emozionali e più sentimenti si mischiano. Io ho cercato di esplorare questi territori: nell'amore c'è la confidenza, c'è la malinconia, ma anche la speranza.
Lei descrive sempre piccole comunità, nelle quali emerge un personaggio "diverso" che non va d'accordo con gli schemi precostituiti del resto della gente. E' un modo per farne risaltare le qualità?
Si, è esattamente ciò che cerco di descrivere. C'è ancora gente abituata a catalogare le persone e chi non è normale viene messo ai margini. Tutti quelli che vanno oltre: i musicisti, gli scrittori, i pittori, gli artisti in generale. In verità, poi, tutti siamo diversi solo che preferiamo seguire gli schemi più semplici. Siamo influenzati dal contesto, dove l'individualismo ti spinge a conformarti al sistema per non uscirne.
Sia in "Frankenweenie" che in "La sposa cadavere" il cane morto è della razza Jack Russell. Ne hai mai avuto uno?
Ho avuto moltissimi cani, ed anche Jack Russell. Tutti noi amiamo i cani, e tutti hanno un posto speciale per loro nel proprio cuore. Non importa come sono, li ami e basta. Sono, per me, come le persone.
Le prime domande sono andate, e il clima amabile che si è creato mi spinge a confessargli, che il mio cane, appunto un Jack Russell si chiama Burton in suo onore. Lui ride fino a stendersi sul divano…
Qualche attimo per ricomporsi e si ricomincia
Con questo film hai utilizzato la vecchia tecnica della stop-motion, anche se tutto il mondo dell'animazione sta andando incontro al tridimensionale. Che ne pensa?
Io ho sempre amato le illustrazioni di Ray Harryhauser ( nel film appare come marca del pianoforte n.d.r) e quella forma di animazione, per me più emozionante. Adesso si fanno bellissimi film d'animazione come Sharktale, ma sono di altro tipo. Questa è la ragione per cui faccio questo tipo di animazione, non è più grande o più importante, ma continua a trasmettere quel po' di tristezza, di poesia e di amore. Cose che a me piace poter comunicare.
L'inizio del suo approccio al film è facendo disegni o scrivendo la storia?
Non c'è uno schema preciso, è indifferente. In "Nightmare before Christmas" ho iniziato con dei disegni, in questo caso ho prima buttato giù un accenno di trama. Dipende molto dal tipo di progetto, dalla situazione del momento.
In una scena del suo film appare uno scheletro con gli occhialini neri che suona il piano. E' forse Ray Charles?
Si, all'inizio è venuto quasi naturale farlo così il pianista, poi ci siamo accorti che era proprio Ray Charles, che era morto da poco.
Che tipo di musica ami e come hai scelto quella per il tuo film?
Tutta, non ho preferenze, vado a sensazioni. Non ne ho nessun tipo preferito, ma una che non mi piace assolutamente: è quella country-western.
Nel film invece ho cercato di associare la musica a seconda delle scene e di quale personaggio le vada a cantare. E' stato più semplice di quel che si può immaginare.
Una scena del tuo film ricorda molto gli Aristogatti….
Credo di aver visto tutti i film della Disney, ci ho perfino lavorato quando ero giovanissimo, ma credo di essere l'unico a non aver mai visto gli Aristogatti. Forse Mike (Johnson, il cooregista n.d.r. ) si è ispirato agli Aristogatti, ma non lo so.
E' voluta la scelta dei nomi "Victor" e "Victori"a per i protagonisti, che messi assieme ricordano il celebre film di Blake Edwards "Victor-Victoria"?
Si, ma mi serviva soprattutto per cercare di evidenziare come nel mondo dei vivi la gente sia molto sistematica, rigida. Siamo nell'epoca vittoriana, l'uomo si chiama Victor, la donna Victoria…. Non c'è fantasia, ma si segue la burocrazia. Per questo il mondo dei vivi è più triste di quello dei morti.
Farai mai un sequel di qualche tuo film ? Ci sono personaggi, in particolare Beetlejuice (citato oltretutto in La sposa cadavere, vedasi recensione), che sarebbe bello rivedere…
No, non mi piace l'idea del sequel. Penso che se un film ha bisogno di un altro film per spiegarsi bene, allora significa che non era stato preciso prima. Io quando chiudo un film ho detto tutto quello che volevo dire con quei personaggi, con quelle storie.
Di seguiti non ne vorrà fare lui dei suoi film, ma ne vorremmo fare noi delle sue interviste. Il suo mondo fatto di fiabe, sogni e citazioni e non ci è stato ancora del tutto svelato. Qualcosa è emerso, ma tanto ci sarebbe ancora da scoprire…
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