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18 Dicembre 2007 - Conferenza stampa
"L'amore ai tempi del colera"
Intervista al regista e al cast.
di Domitilla Pirro
Mike Newell e Giovanna Mezzogiorno hanno presenziato alla conferenza stampa di presentazione del film 'L'amore ai tempi del colera', adattamento dell'omonimo romanzo di Gabriel Garcia Marquez.
Dopo Harry Potter e il Calice di Fuoco, si trova a realizzare nuovamente la trasposizione cinematografica di un'opera narrativa di grande successo, pur se di genere completamente diverso. Come gestisce la pressione esercitata dagli estimatori dei romanzi?
Mike Newell: È facile realizzare l'adattamento di un episodio della saga di Harry Potter. Basta tagliare il grosso volume del libro con l'accetta e, da quel che resta, trarre il film! Questo invece è il lavoro più difficile che io abbia mai intrapreso: ogni minima parte del testo di Marquez che sono stato costretto ad eliminare mi ha causato vera e propria sofferenza. Il problema è capire per chi si sta realizzando il film, se per una minima porzione di pubblico iperspecializzato oppure per la grande platea generalista. Ho amato tanto il libro io stesso da voler tentare di rispettarne appieno lo spirito.
Lei ha realizzato un film sulla follia e sull'amore tipici dell'America Latina. Si è sentito più inglese o più sudamericano nel dirigere la pellicola?
Mike Newel: Inglese? Niente affatto! Ho cercato di sentirmi il più possibile sudamericano... Credo che Marquez abbia scritto un romanzo straordinario, che affronta l'intero arco di una vita. La protagonista, ormai anziana, ancora non riesce a capire se la sua vita sia stata veramente vissuta, e continuerà a chiederselo. È meraviglioso che Marquez abbia dipinto il personaggio di Fermina come una donna tutto sommato timida, vincolata alle scelte meno corrette per se stessa, ma dopo cinquant'anni ancora pronta a mettersi in gioco e a porsi domande. Il personaggio di Florentino, invece, è decisamente coraggioso: sa bene che l'unica risposta che conta è l'amore, ed ha la forza di vivere col solo scopo di coronare il suo sogno. Vorrei avere io il suo coraggio!
Quanto è stato difficile interpretare il personaggio di Fermina?
Giovanna Mezzogiorno: Nell'incontrare per la prima volta Mike Newell, ancora non era certa la mia partecipazione all'intero film. Il fatto che poi Mike abbia scelto di farmi interpretare la protagonista dall'adolescenza alla vecchiaia è stato emozionante, una dimostrazione di autentica fiducia quali non si verificano spesso nella vita di un attore. Tutti noi eravamo comunque molto impauriti nell'affrontare il film: oltre alla comune paura di non rendere al meglio una determinata scena, c'era la ben maggiore responsabilità di cogliere il tono giusto, di modulare la recitazione a seconda dell'età del personaggio, di rispettare lo spirito del libro. Ci siamo sentiti enormemente sotto pressione, sottoposti ad un grande sforzo sia fisico che mentale.
Che cosa ha amato maggiormente, calandosi nel ruolo di Fermina?
Giovanna Mezzogiorno: Trovo che sia un personaggio dal carattere molto forte. È in questo caso l'eroina di un romanzo d'amore, ma ne è la metà meno romantica: è quasi una donna moderna, nel compiere le scelte che la porteranno ad allontanarsi dall'amore puro e idealizzato offertole da Florentino, il suo primo amore, per rifugiarsi invece nella solida stabilità incarnata dal personaggio di Juvenal, che diverrà suo marito. Pur non condividendola, riesco a comprendere la sua decisione. Sono convinta che oggi molte donne compirebbero la stessa scelta, pur soffrendone, privandosi di sentimentalismo in favore di certezze consolidate. Non posso paragonarla a me, ma posso facilmente capire come spaventi un innamorato tanto appassionato e fragile. Di lei ammiro la forza, la durezza, la costanza con cui lo respinge per cinquant'anni salvo poi finire felicemente con lui.
Quest'amore totale, durato per più di cinquant'anni, è solo una favola?
Mike Newell: No, credo che sia la letterale verità. Anzi, so che lo è. Non si riferisce ad un amore idealizzato, ma concreto. Parla dell'autore stesso come uomo, degli uomini tutti, delle donne nei rapporti tra loro... Marquez, nel dedicare il libro alla moglie Mercedes "per sempre", ha proprio reso palese che quest'opera splendida è una confessione. Lo scrittore è un uomo, è sudamericano, ama la vita: sa che lei non sarà l'unica donna, eppure in un certo qual modo lo sarà.
Come ha scelto Giovanna Mezzogiorno per interpretare la protagonista?
Mike Newell: Per i suoi occhi azzurri. Perché volevo che la donna nel film avesse determinate caratteristiche fisiche ed emotive, assieme alla straordinaria virtù di far perdere la testa ad un sedicenne. In America Latina ci sono donne splendide, con straordinari occhi scuri e magnifici capelli: ma dopo qualche settimana, quel tipo di bellezza diventa quasi banale. La seconda ragione per cui l'ho scelta è che Giovanna è un cavallo di razza: sin da bambina ha respirato cinema e teatro, ha sempre lavorato in ottimi film, e per di più ha lavorato con Peter Brooks: già questo la dice lunga. E poi, nella mia vita ho sempre dovuto negoziare con le donne: Giovanna invece è l'unica con cui non è stato necessario, perché mi ha detto semplicemente: "Sono tua!".
Che rapporto si è instaurato con Marquez?
Mike Newell: La nostra è stata una corrispondenza scritta, perché mentre realizzavamo il film lo scrittore ha purtroppo avuto seri problemi di salute ed era perciò costretto a spostarsi in aereo da una città all'altra, da un ospedale all'altro. Ho però ricevuto da lui una serie di note molto utili, precise ma severe: una sua frase in particolare mi ha terrorizzato, l'ho trovata enigmatica e buffa. Diceva di badare al suo "lavoro di cucito": è allora che ho preso a rileggere ossessivamente il libro, finché gradualmente ho capito che il romanzo è un'opera di continua riscrittura della stessa scena, cui ogni volta si aggiunge un particolare che la dipinge sotto tutt'altra luce. Non potendo rischiare di annoiare lo spettatore, però, ho deciso di rendere ogni scena la cornice che contenesse mille altre storie. Ero davvero spaventato all'idea di sbagliare tutto, ma, al termine della proiezione cui ha assistito, Marquez ha esultato!
Come lettrice dei libri di Garcia Marquez, che impressione ha ricevuto dal film?
Giovanna Mezzogiorno: Da adolescente ho letto quasi tutti i suoi romanzi ed ho amato particolarmente questo, che trovo sia il più cinematografico tra tutti. Altre opere, quali "Cent'anni di solitudine" o "L'autunno del patriarca", avrebbero generato difficoltà ancor maggiori. Non so proprio come siano riusciti a non girare un film che durasse sei ore!
Quali sono state le differenti reazioni del pubblico agli screening del film?
Mike Newell: Sia che si tratti di una platea nordamericana, in cui ho trovato perfino professionisti quarantenni commossi fino alle lacrime, che invece si guardi agli spettatori latinoamericani, in cui tra tante donne emozionate qualcuno ha anche riso, in tutti i tipi di pubblico ho sempre notato che si riesce sempre a cogliere la principale caratteristica di questi personaggi: la loro umanità. La reazione di chi assiste al film è la stessa, nel capire che sullo schermo è ritratta la profonda verosimiglianza dei rapporti autentici tra le persone, in cui l'amore si mostra per quello che è, divenendo importante il "come si ama" più del "come si deve amare".
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