20 Ottobre 2009 - Conferenza
"Julie & Julia"
Intervista alla protagonista.
di Mauro Corso

Alla conferenza stampa sono presenti il regista, il direttore della fotografia e gran parte del cast.

Uno dei più grandi critici, A. O. Scott ha scritto sul New York Times: "pensavamo di aver esaurito tutti i superlativi sulla carriera di Meryl Streep questo film ci costringe a trovarne altri". Come reagisce di fronte a questi commenti così gratificanti e sinceri?
Meryl Streep: dico "grazie mille"! Mia madre mi ha educato bene. L'encomio e il superlativo non influenzano la mia vita quotidiana, perché ho un senso molto sano dei miei fallimenti come madre e come donna. La fragilità umana è la cosa più interessante nel lavoro di un attore, la scoperta di cosa non è perfetto. Cerco le cose "rotte" nel mio lavoro e anche nei miei personaggi.

Ha conosciuto Julia Child?
Meryl Streep: no, non l'ho conosciuta. Ho avuto una corrispondenza con lei perché ero molto attiva nello slow food e nell'agricoltura sostenibile. Nel 1998 ho lavorato in un gruppo, Mothers and Others e l'avevo contattata perché pensavo avesse simpatia per la nostra causa. in realtà è stata molto strana all'inizio, quasi ostile. Poi in seguito ha mostrato un certo interesse.

Cucina bene?
Meryl Streep: Cucino ogni tanto e cucinare così poco non è il massimo. Ogni tanto però tutto sommato va bene.

Ha avuto molti successi dal punto di vista professionale. Qual è l'ingrediente per una ricetta così ben riuscita?
Meryl Streep: il primo ingrediente per combinare una carriera così faticosa all'esperienza ancora più faticosa di essere una madre il primo ingrediente è un buon marito. Io l'ho trovato 31 anni fa. Devi avere un sacco di energia e di capacità organizzative.

Cosa ne pensa del recupero della cucina come cultura, come passaggio dall'obbligo femminile nei confronti della tavola al piacere della creatività?
Meryl Streep: Dopo la II Guerra mondiale il problema principale della cucina era il modo scientifico di fare le cose e in maniera più rapida e stando in cucina il meno possibile: cucinare nel vero senso della parola era fuori moda. Fortunatamente poi questo è cambiato grazie a un rinnovato interesse nel gusto che è fatto di buoni ingredienti, di tempo e di concentrazione.

Dal film emerge una celebrazione dei piaceri della vita. Un messaggio positivo per un mondo ossessionato dal lavoro, dalla crisi e dal terrorismo?
Meryl Streep: in ultima analisi quello che davvero ci fa felici è semplice: amore, sesso e cibo. Il potere, l'influenza e il successo non possono superare quello che è davvero importante nella vita. In questo film c'è l'idea che finché hai cibo e un tetto allora puoi essere felice. E' un messaggio autentico e delizioso.

Cosa vuol dire avere paura per un attore?
Meryl Streep: essere attori vuol dire non avere paura; non puoi avere paura e fare bene il tuo lavoro, sono cose antitetiche. Puoi avere paura per una conferenza stampa, ma mai mentre fai il tuo mestiere.

Recentemente c'è stata la lettera di un'attrice di Hollywood indirizzata alla propria figlia per dissuaderla dal desiderio di diventare attrice. La lettera non era firmata ma alcuni sostenevano potesse essere lei. Cosa ne pensa? Come vive il suo essere attrice?
Meryl Streep: ho 60 anni. Non potrei mai scrivere questa lettera perché sono stata sempre fortunata. Ci sono carriere e carriere, alcuni vogliono essere il simbolo di un certo tipo di glamour e bellezza e per me non è mai stato così, ho sempre pensato di essere in primo luogo un attore. Per questo potevo essere un uomo, una donna, un grassone o una signorina: ho sempre pensato di poter essere come creta. Capisco l'ansia di chi ha scritto la lettera, ma ho due figlie entrambe attrici. Comprendo che adesso c'è una pressione incredibile sulle attrici, tutte cercano di essere come un modello anche fuori dal set: devono essere magre, belle e la pressione può spingere a perdere la capacità di essere attori in grado di interpretare i personaggi grassi. Anche loro meritano di essere ascoltati come quelli magri. Ho paura per le mie figlie per quanto riguarda le critiche. Una cosa è una critica su un quadro o su uno scritto ma una critica ad un attore è una critica alla tua persona, a te.

Da quali attori è influenzata?
Meryl Streep: Quando tornavo a casa a volte c'erano dei film alla tv. Una volta vidi Carol Lombard e corsi a dire a mia madre quanto fosse divertente e bella... e questo connubio mi sembrava così strano! Ho preso ispirazione da tanti attori e rubo ancora dagli attori, dalle loro performance. Rubo più volentieri agli uomini perché non se ne accorgono mai.

Ha mai provato invidia per qualcuno?
Meryl Streep: Sì, ho invidiato Jessica Lang quando ha avuto la parte per Sweet Dreams, la storia di Patsy Cline, e lei è stata meravigliosa. Ho desiderato cose che non ho avuto, ma non ho mai avuto rimpianti.

Cinema cibo, quali film le vengono in mente?
Meryl Streep: come L'acqua per il cioccolato, Il pranzo di Babette e Big Night con Stanley Tucci.

Di tutti i registi che l'hanno diretta quali preferisce e quali le sono mancate?
Meryl Streep: Non ho un regista preferito perché non ho un colore preferito o un cibo preferito: mi piace tutto. Ci sono stati registi con cui non mi è piaciuto lavorare ma sono sempre stata viziata perché ho lavorato con i più grandi. Includo in questo gruppo il lavoro di Nora: ha scritto la sceneggiatura, adattata da due cose diverse, e l'ha diretta con mano molto delicata. Nora ha un tocco femminile unico, è molto ellittico e capisci il senso solo alla fine, è molto sottile.

Avrebbe mai voluto essere regista?
Meryl Streep: Alcuni registi direbbero che sono già stata regista perché ho molto opinioni al di fuori del mio ruolo e so che questo è una spina nel fianco, ma in fondo questo fa parte del processo collaborativo.

Ci sono registi con cui vorrebbe lavorare
Meryl Streep: vorrei lavorare con Scorsese e vorrei che per una volta fosse interessato a un personaggio femminile! Ci sono molti con cui vorrei lavorare una seconda volta, come Spike Jones.

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